"Carne e Ossa" non si ferma, è implacabile! La mostra si aggira per le città, ne affascina gli abitanti, ne cattura la curiosità. Chi crede sia solo finzione, fantasia, accorra a vedere! C'è molta vita dietro quelle corazze di tubercoli. Non ne dimentecherete lo sguardo, come sospeso tra i flutti di un oceano di Tempo. Affrettatatevi, vi perderete il meglio! E' molto più che un qualcosa di mostruoso e bizzarro...
Se fossi costretto a sostituire il titolo del blog, Agathaumas, con un valido corrispettivo cenozoico, sceglierei Palorchestes. L'etimologia del termine, "antico saltatore", fornisce una valida pista da esplorare, parallela a quella dell'enigmatico teropode Laelaps ("terrificante saltatore"). Come nel mito di Lelapo, il dinosauro-canguro rimase congelato nella roccia, poi (nell'atto di saltare) in un dipinto, grazie all'abilità artistica di Charles Knight. L'illustratore venne immortalato proprio da quella sua creazione, considerata come una delle più spettacolari incarnazioni della "paleoarte". Una sua meno celebre tavola ritrae il Palorchestes. Un saltatore.
Charles Knight, Palorchestes e Diprotodon
In quegli anni veniva concepito come un canguro colossale, in linea con le osservazioni del suo descrittore, il celebre anatomista vittoriano Richard Owen. I resti fossili descritti erano estremamente frammentari, come per Laelaps. In entrambi i casi, i paleontologi avevano in pugno qualcosa di inafferrabile e paradossale, destinato, con il tempo, a mutare il proprio volto, sulla base di fossili più completi e di nuove interpretazioni (filogenetiche e morfologiche). Nel corso di 130 anni di storia il Laelaps paleoartistico si è trasformato da lucertolone-canguro a lento rettile obeso, poi ancora scattante, ed infine piumato. Palorchestes, d'altro canto, ben rappresenta il suo equivalente mammaliano: prima mega-canguro (Owen 1876, Fletcher 1945), poi pseudo-lama (Bartholomai 1978) o pseudo-okapi (Ford 1982), e super-vombato-tapiro (Quirk and Archer 1983). Limitandoci alla paleomammologia del secolo trascorso, non credo esistano molti casi paralleli a quello di Palorchestes, la cui storia è un susseguirsi di chimere e incerte speculazioni, culminate nella forma di un bizzarro simil-tapiro marsupiale. Anche nella tavola del moderno maestro, Peter Trusler (vedi "The Artist and the Scientists"), il volto di Palorchestes conserva la sua aurea di ignoto.
"Secondo la credenza, l'ammonite poteva dare «protezione dai serpenti e curare cecità, impotenza e sterilità». Talvolta si dipingeva una testa di serpente sulle spire del fossile, per farne un amuleto. (...) In alcune regioni si riteneva che originariamente fossero state persone, che per i loro crimini erano state prima tramutate in serpenti e poi pietrificate. " fonte
Geomitologia.
Una parola che, fino a qualche anno fa, mi era completamente ignota. L'ho scoperta tramite il blog "Geomythologica" (2008-2011), di Leonardo Ambasciano, ora accorpato ad altri progetti dell'autore, all'interno di "Tempi Profondi".
In un'intervista del 2009, domandai a Leonardo di far luce sul significato del termine:
"La geomitologia è la scienza che si occupa delle relazioni tra fenomeni geologici e letteratura orale o scritta pre-scientifica. In particolare, studia le descrizioni di questi fenomeni (che possono essere terremoti, inondazioni, resti fossili, etc.) così come sono state codificate nella mitologia e nel folklore. Recentemente Adrienne Mayor ha analizzato le tradizioni delle civiltà greco-romana e delle Americhe nella ricostruzione dei fossili e nella spiegazione delle loro origini. (...) L’esigenza di dare corpo alle credenze religiose e folkloriche non è altro che testimonianza della sete di “reale” avvertita dall’uomo in ogni tempo." (leggi l'intervista completa Parte 1, Parte 2, Parte 3)
E' un tema che trovo di estremo fascino, e di cui ha trattato un recente documentario BBC (in basso), nella forma di alcuni dei suoi casi più celebri. Come consulente scientifica, ritroviamo la stessa Adrienne Mayor, autrice dei saggi "The First Fossil Hunters" (2000) e "Fossil Legends of the First Americans" (2005). Un documentario d'eccezione, dedicato a un tema ampio ed importante (a dispetto del titolo "commerciale"). Curiosamente, manca di sequenze in CGI riciclate o imitate, ormai onnipresenti nelle produzioni a tema (si pensi ad una certa spazzatura "documentaristica", facendo zapping dalle parti di History/Discovery Channel).
Che significato avevano i fossili per le genti del passato? Ritengo rappresenti una domanda importante, per chi si interessa di illustrazione paleontologica. La "paleoarte" è un fenomeno moderno, con alle spalle due decenni di storia ufficiale ed un substrato culturale poco più che bicentenario (1/1000 della storia della nostra specie). Pertanto, non è mio interesse associarlo alle eterogenee visioni "eso-scientifiche" delle culture del passato. L'aspetto particolare che voglio qui mettere in evidenza riguarda la natura stessa dei fossili, come parti (non viventi) del biotopo, il cui aspetto ispira l'immaginazione: la loro similarità con le forme biologiche li rende inevitabilmente attraenti, e necessita di una spiegazione. Che siano chiamati in causa geologi o gorgoni, non fa differenza. Da questo punto di vista, anche gli illustratori paleobiologici, come chi li ha preceduti, non sono che cantori di avvenimenti velati dal tempo, mai osservati direttamente; sogni di mondi scomparsi.
Giraffokeryx - foto di Nikos Solounias (Mayor, 2000)
Alberto Savinio, Souvenir d'un monde disparu, 1928
Per approfondimenti: bibliografia e sitografia (parziale)
La scoperta di Yutyrannus, un grande tirannosauroide piumato dalla celebre Formazione Yixian (Cina, Provincia di Liaoning), conferma la fondatezza delle previsioni discusse precedentemente (28/08/2011, 4/09/2011, 25/09/2011), ammissibili sulla base dei dati filogenetici e delle evidenze tegumentarie. Per ulteriori approfondimenti, che esulino dalle ricorrenze iconografiche, vi invito a consultare gli articoli di "Theropoda" (16/02/2009, 12/06/2010, 30/08/2011). In breve: un tirannosauroide gigante perde la veste da "carnosauro", non il piumaggio. A differenza delle impronte di tubercoli, che non certificano l'assenza di strutture filamentose, la presenza di piumaggio è una prova inossidabile. Almeno fino a quando non verrà confutata da una serie ontogenetica completa di celurosauri conspecifici perfettamente preservati nell'ambra, "squamosi". Ma preferisco vincere la lotteria.
Yutyrannus ha un piumaggio molto più appariscente e distribuito rispetto a quanto poteva essere sospettato, perlomeno per una specie di dimensioni tanto imponenti. Ecogeografia
Gli autori del nuovo studio ipotizzano che un simile rivestimento esterno sia giustificabile con particolari adattamenti ecogeografici. La regione in cui viveva Yutyrannus era contraddistinta da un clima temperato fresco (Amiot et al, 2011). Xu et al 2012 ritengono inoltre plausibile una perdita della copertura di piume nelle forme giganti tardo cretaciche, se si escludono le varianti polari. Come ho già espresso, trovo non vi sia nulla di obiettivo nel modello conservatore. Si può scegliere di limitare la lunghezza dei filamenti o la loro distribuzione ma, ignorare simili ritrovamenti, lasciando immutata l'icona anni '70-'80, non fornisce alcun contributo divulgativo.
Xu, X. et al. 2012
Yutyrannus huali (ZCDM V5000 and ZCDM V5001). Ricostruzioni di Beipiaosaurus (Ville Sinkkonen) e Dilong (Matt Martyniuk).
Trattando dell'ultimo film di Werner Herzog, "Cave of the Forgotten Dreams", è emerso uno degli aspetti "incoerenti" della moderna paleoarte: come già ribadito (12/10/2011), gli illustratori specializzati (e il vostro blogger) si dedicano in gran parte ai dinosauri mesozoici, ignorando l'abbondante documentazione pleistocenica, ben più adatta al fine di decifrare l'aspetto delle antiche specie. Come ha fatto notare uno dei lettori di "Agathaumas", la paleoarte (quella vera, le creazioni paleolitiche) può rivelarsi una fonte informativa eccezionale, a patto che venga sottoposta ad un'attenta esegesi. Come ammirare, altrimenti, quelle istantanee di vita antica? I combattimenti tra i rinoceronti lanosi? La donna-bisonte!? Per non parlare degli esemplari "mummificati", con preservati i tessuti molli (inclusi occhi, muscoli, pelle, piume, peli, organi interni etc.)!
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Il record fossile "pre-quaternario" manca completamente di esemplari tanto eccezionali: niente pitture rupestri, niente mummie di cui esplorare l'intestino (Kosintsev et al, 2012). Non conosceremo mai i dinosauri mesozoici con un simile livello di dettaglio, le loro ricostruzioni "in vivo" continueranno ad essere incomplete. E' sufficiente considerare che, nell'arco dell'ultimo secolo, le ricostruzioni di molti antichi mammiferi sono rimaste pressochè immutate, in quanto meno soggette a speculazione.
Tutto questo, fino ad oggi. E' stato annunciato il ritrovamento di un pulcino di teropode celurosauro, di una specie ad oggi ignota, preservato parzialmente nell'ambra. A giudicare dalla condizione dei resti (mancano di coda ed arti posteriori), sembra fu vittima di qualche predatore, forse un uccello (?), che lo trascinò in una delle cavità di un albero resinoso. E non terminò il suo pasto...
G. G. 1, olotipo di Griphosaurus problematicus (Wagner et al, 2012) vedi articolo