Un post per il Bertoz (ogni riferimento a persone, cose o "folkettari" esistenti non è puramente casuale).
Approfitto della concomitanza con il nuovo film di Peter Jackson, "Lo Hobbit" (ispirato al romanzo di Tolkien), per dedicarmi a quella "terra di mezzo" situata tra immaginario "fantasy" ed immaginario preistorico. In che modo è ammessa una sovrapposizione tra i due mondi? *
La questione emerge anche tra gli scritti dello stesso Tolkien. Nei primi anni del Novecento, il tema "preistorico" acquista maggiore popolarità e, in questo contesto, si diffondono alcune tra le prime guide divulgative dedicate alla Storia della Vita. Alcuni di questi volumi sono riccamente illustrati (es. "Nebula to Man", del 1905 - include numerose tavole di Alice Woodward, Joseph Smith e Charles Whymper); un numero crescente di illustratori cominciava a familiarizzare con i soggetti paleontologici. Tra i giovani lettori di quei libri, vi era anche Tolkien:
"I was introduced to zoology and palaeontology (“for children’') quite as early as to Faerie. I saw pictures of living beasts and of true (so I was told) prehistoric animals. I liked the “prehistoric” animals best: they had at least lived long ago, and hypothesis (based on somewhat slender evidence) cannot avoid a gleam of fantasy. But I did not like being told that these creatures were “dragons.” I can still re-feel the irritation that I felt in childhood at assertions of instructive relatives (or their gift-books) such as these: “snowflakes are fairy jewels,” or “are more beautiful than fairy jewels”; “the marvels of the ocean depths are more wonderful than fairyland.” Children expect the differences they feel but cannot analyse to be explained by their elders, or at least recognized, not to be ignored or denied. I was keenly alive to the beauty of “Real things,” but it seemed to me quibbling to confuse this with the wonder of “Other things.” I was eager to study Nature, actually more eager than I was to read most fairy- stories; but I did not want to be quibbled into Science and cheated out of Faerie by people who seemed to assume that by some kind of original sin I should prefer fairy-tales, but according to some kind of new religion I ought to be induced to like science. Nature is no doubt a life-study, or a study for eternity (for those so gifted); but there is a part of man which is not “Nature,” and which therefore is not obliged to study it, and is, in fact, wholly unsatisfied by it." (J. R. R. Tolkien, "On Faerie Stories", 1939)
Il mondo naturale e quello del fantastico affascinano lo scrittore, ma in modo diverso. Entrambi hanno elementi propri, non sovrapponibili. Con questo non si vuole escludere una qualche forma di realismo dal fantastico. Il creatore della Terra-di-Mezzo si era impegnato nel definire i più piccoli dettagli del suo universo alternativo, arrivando persino ad inventarsi (in qualità di esperto linguista e glottoteta) i linguaggi dei popoli da lui descritti. Come sottolineato da alcuni critici, la Terra-di-Mezzo può essere paragonata ad una sorta di fanta-Europa alternativa, intimamente connessa al vissuto del suo creatore. L'attenzione verso i dettagli sembra però sfumare nel caso degli animali immaginari, le cui descrizioni sono spesso molto generiche, forse volutamente. In una lettera del 1958, fu chiesto allo scrittore di precisare la natura della cavalcatura alata dei Nazgûl, azzardando un parallelo con i rettili volanti:
"Pterodactyl. Yes & no. I did not intend the steed of the Witch-King to be what is now called a 'pterodactyl', and often is drawn (with rather less shadowy evidence than lies behind many monsters of the new & fascinating semi-scientific mythology of the 'Prehistoric'). But obviously, it is pterodactylic and owes much to the new mythology, and it's description even provides a sort of way in which it could be a last survivor of older geological eras." ("The Letters of JRR Tolkien", lecter 211, 1958)
Approfitto della concomitanza con il nuovo film di Peter Jackson, "Lo Hobbit" (ispirato al romanzo di Tolkien), per dedicarmi a quella "terra di mezzo" situata tra immaginario "fantasy" ed immaginario preistorico. In che modo è ammessa una sovrapposizione tra i due mondi? *
San Giorgio e lo Pterodattilo, in una tavola (1868/1873) di Benjamin W. Hakwkins. A livello popolare, draghi e rettili preistorici finivano spesso per sovrapporsi nell'immaginario del tardo Ottocento (ma il fenomeno prosegue oltre, si pensi al moderno creazionismo). --> per approfondimenti: O'Connor, 2012 |
La questione emerge anche tra gli scritti dello stesso Tolkien. Nei primi anni del Novecento, il tema "preistorico" acquista maggiore popolarità e, in questo contesto, si diffondono alcune tra le prime guide divulgative dedicate alla Storia della Vita. Alcuni di questi volumi sono riccamente illustrati (es. "Nebula to Man", del 1905 - include numerose tavole di Alice Woodward, Joseph Smith e Charles Whymper); un numero crescente di illustratori cominciava a familiarizzare con i soggetti paleontologici. Tra i giovani lettori di quei libri, vi era anche Tolkien:
"I was introduced to zoology and palaeontology (“for children’') quite as early as to Faerie. I saw pictures of living beasts and of true (so I was told) prehistoric animals. I liked the “prehistoric” animals best: they had at least lived long ago, and hypothesis (based on somewhat slender evidence) cannot avoid a gleam of fantasy. But I did not like being told that these creatures were “dragons.” I can still re-feel the irritation that I felt in childhood at assertions of instructive relatives (or their gift-books) such as these: “snowflakes are fairy jewels,” or “are more beautiful than fairy jewels”; “the marvels of the ocean depths are more wonderful than fairyland.” Children expect the differences they feel but cannot analyse to be explained by their elders, or at least recognized, not to be ignored or denied. I was keenly alive to the beauty of “Real things,” but it seemed to me quibbling to confuse this with the wonder of “Other things.” I was eager to study Nature, actually more eager than I was to read most fairy- stories; but I did not want to be quibbled into Science and cheated out of Faerie by people who seemed to assume that by some kind of original sin I should prefer fairy-tales, but according to some kind of new religion I ought to be induced to like science. Nature is no doubt a life-study, or a study for eternity (for those so gifted); but there is a part of man which is not “Nature,” and which therefore is not obliged to study it, and is, in fact, wholly unsatisfied by it." (J. R. R. Tolkien, "On Faerie Stories", 1939)
Il mondo naturale e quello del fantastico affascinano lo scrittore, ma in modo diverso. Entrambi hanno elementi propri, non sovrapponibili. Con questo non si vuole escludere una qualche forma di realismo dal fantastico. Il creatore della Terra-di-Mezzo si era impegnato nel definire i più piccoli dettagli del suo universo alternativo, arrivando persino ad inventarsi (in qualità di esperto linguista e glottoteta) i linguaggi dei popoli da lui descritti. Come sottolineato da alcuni critici, la Terra-di-Mezzo può essere paragonata ad una sorta di fanta-Europa alternativa, intimamente connessa al vissuto del suo creatore. L'attenzione verso i dettagli sembra però sfumare nel caso degli animali immaginari, le cui descrizioni sono spesso molto generiche, forse volutamente. In una lettera del 1958, fu chiesto allo scrittore di precisare la natura della cavalcatura alata dei Nazgûl, azzardando un parallelo con i rettili volanti:
"Pterodactyl. Yes & no. I did not intend the steed of the Witch-King to be what is now called a 'pterodactyl', and often is drawn (with rather less shadowy evidence than lies behind many monsters of the new & fascinating semi-scientific mythology of the 'Prehistoric'). But obviously, it is pterodactylic and owes much to the new mythology, and it's description even provides a sort of way in which it could be a last survivor of older geological eras." ("The Letters of JRR Tolkien", lecter 211, 1958)
Alcuni tra i più imponenti ornitodiri alati (uccelli e pterosauri) ci sono noti solo attraverso resti frammentari (illustrazione: Gregory Paul) |
Pteranodon (1905) - Alice Woodward (1862-1951) |