martedì 31 maggio 2011

Diorami dello Smithsonian National Museum of Natural History

Presso il National Museum of Natural History (Washington, D.C.) sono presenti alcuni bellissimi diorami mesozoici, probabilmente allestiti durante la prima seconda metà del '900. In rete, sono riuscito a recuperare foto di almeno tre dei diorami, ambientati rispettivamente nel Triassico superiore, nel Giurassico superiore e nel Cretaceo superiore (difficile essere più precisi). I modellini sono ricchi di dettagli e, considerato il contesto storico e iconografico, risultano curati nell'aspetto anatomico. Si tratta di scenari tra i più frequentemente rappresentati, ma la fauna non è del tutto stereotipata, includendo specie tra le meno popolari, come Thescelosaurus (che d'altronde è presente nella collezione Smithsonian) e Placerias. Anche il paesaggio risulta estremamente credibile, e il terreno è disseminato di arbusti stentati e delle impronte degli animali. Se dovessi immaginarmi un Mesozoico "old school", comincerei osservando questi diorami...

Chi ha lavorato alla loro realizzazione? Forse Jay Matternes o William Berry? Pur non rappresentando i vertici della loro produzione, entrambi ebbero modo di occuparsi di dinosauri, e con notevole competenza, pochi anni prima della Bakker-mania (forse il termine è un po' esasperato, ma acquista senso di fronte alle opere tarde di Z. Burian un esempio). Presso il museo Smithsonian sono presenti alcuni celebri murales cenozoici, opera di Matternes. AGGIORNAMENTO 17/01/2013 --> Alla realizzazione dei diorami contribuirono Norman Deaton, oltre a Jay Matternes & Nicholas Hotton (per approfondimenti: "Dinosours" 08/01/2013) 

Di seguito, una carellata di immagini, per la maggior parte foto di vecchie cartoline dello Smithsonian (realizzate da Alfred Harrell & Dane Penland, nel 1977). Per altre fotografie, clikkate sui nomi dei generi (l'elenco è incompleto, e escluderebbe comunque le specie botaniche).

Diorama di Norman Deaton, realizzato in collaborazione con Jay Matternes e Nicholas Hotton /  La fauna del diorama triassico: Plateosaurus, "labirintodonti" (...), Coelophysis, Placerias, fitosauri (...), ? Trilophosaurus 
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La fauna del diorama giurassico: Diplodocus, Allosaurus, Camptosaurus, Ceratosaurus , Stegosaurus, ? Camarasaurus
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La fauna del diorama cretacico: Triceratops, Albertosaurus, Tyrannosaurus, Thescelosaurus, ? Struthiomimus, Centrosaurus, Edmontonia, Alamosaurus, Parasaurolophus, CorythosaurusEdmontosaurus 
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"The Eleventh Hour" - fonte
I piccoli teropodi ricordano, nei volumi muscolari e nel portamento, le ricostruzioni di Struthiomimus eseguite da (?) Erwin S. Christman (Osborn, 1917), sotto la supervisione di Osborn. I modellini degli ornitomimidi sono caratterizati da uno speculativo patagio, basato sulle interpretazioni di William K. Gregory:
"The animal seems to be too big for arboreal life, and its hind limbs were built rather for great speed on the ground, purely as a protective function. It seems possible that the fore limbs bore a narrow patagium, which might be of use in rapid flight along the ground as indicated in the accompanying restoration (Fig. 16). By throwing the head and forearms well forward the thrust of the femora would be turned more forward than upward, while at the same time the forearms if phovided with patagia would serve to keep the fore part of the body from pitching downward." (Notes on the Habits of Struthiomimus by Dr. Williamn K. Gregory / Osborn, 1917)
Struthiomimus altus  di ? E. S. Christman (Osborn, 1917) / Fig. 14A: " Running pose suggested
by Osborn." / Fig. 16: "Running pose of Struthiomimus, with a rudimentary patagium as suggested by W. K. Gregory. One-fortieth natural size."
L'ornitopode Thescelosaurus viene ricostruito con una leggera armatura dermica. Nel 1915, il paleontologo dello Smithsonian Charles Gilmore descrisse Thescelosaurus neglectus e ne realizzò un modello tridimensionale, privo di "placche". Ecco quanto riporta nello studio:
"It presents a punctured surface, but there is no indication of a regular pattern and no evidence of dermal ossifications, though Nopcsa has reported the presence of thin ossifications with the remains of Hypsilophodon that are regarded by him as pertaining to the skin."  (Gilmore, 1915 / Preservation of the epidermis, pag. 611)

Nel 1940, Charles M. Sternberg (figlio del celebre cacciatore di fossili) descrisse un nuovo esemplare di Thescelosaurus (NMC 8537), includente alcuni resti cranici. Ne propose a sua volta una ricostruzione scultorea ma, a differenza di Gilmore, ritenne l'animale particolarmente goffo e massiccio:

"Gilmore states that in preparing his restoration model an attempt was made to express the light, agile nature of Thescelosaurus (4, p. 615). The fairly heavy ribs and limbs, the short, broad scapula, and the broad back do not suggest to me that Thescelosaurus was as slender as shown by Gilmore in his model. (...) Skin impression over the limbs of the type of Lambeosaurus clavinitialis suggests that in the hadrosaurs at least the femur was enclosed in the flank. It does not seem likely that the hind limbs of Thescelosaurus would be cut away as much from the body as shown by Gilmore." (Sternberg, 1940)

Tre modellini di Thescelosaurus neglectus, realizzati da (rispettivamente dall'alto verso il basso)  Charles Gilmore (1915), Charles Sternberg (1940) e autore Smithsonian non identificato ('60s) AGGIORNAMENTO --> Norman Deaton (modello basato su studi preparatori di Matternes & Hotton)
Anche in questo caso, il modello manca di qualsiasi armatura dermica, malgrado i piccoli ornitopodi venissero comunemente raffigurati "corazzati", in seguito ad alcune osservazioni del Barone Nopsca sui fossili di Hypsilophodon (Butler & Galton, 2008). Il Thescelosaurus  del diorama   presenta piccole borchie (come anche i modellini di  Parasaurolophus, Albertosaurus, Tyrannosaurus, Allosaurus, Plateosaurus, Stegosaurus e Centrosaurus), e ciò potrebbe risultare da una semplice influenza iconografica. Tuttavia, nel 1976, William Morris identifica in un nuovo esemplare di Thescelosaurus (LACM 33543) tre osteodermi, nella zona cervicale, oggi ritenuti di origine coccodrilliana (Butler & Galton, 2008). Per quanto riguarda le altre "placche ornitpodi", si ritiene non siano connesse ad una funzione difensiva e vengono definite (mantengo il termine originale) "intercostal plates", considerata la loro posizione (per approfondimenti --> Butler & Galton, 2008). Per il resto, il modellino sembra comparabile alla ricostruzione di Gilmore, di cui rispecchia anche gli attributi di grazia ed agilità (Gilmore, in mancanza di resti cranici, completò la sua ricostruzione scheletrica basando la parti mancanti sui resti di Hypsilophodon)


Ad eccezione delle specie di piccole dimensioni, tutti i dinosauri sono presentati con la coda trascinata sul terreno. Anche le loro piste di impronte (del diorama, ovviamente) mostrano tracce del trascinamento... Oggi la "coda alta" è un aspetto dato per scontato ma, nella prima metà del '900 (periodo di massimo ristagno per l'icnologia dei vertebrati, anche rispetto al secolo precedente), furono cercate diverse spiegazioni alternative, ritenute a lungo valide. La coda non affonda nella stessa misura delle zampe, esercita una pressione minore, lasciando talvolta un'impressione sopra gli strati più superficiali... Roland T. Bird,  il primo ad identificare impronte sauropodi, suggerì che l'assenza di segni di trascinamento fosse dovuto al galleggiamento delle possenti code, in acque basse (si riteneva che molti grandi dinosauri avessero abitudini semi-acquatiche). Prima della scoperta di Bird (il ritrovamento avvenne tra il 1935 e il 1938), le piste dei giganteschi sauropodi erano avvolte dal mistero (a differenza delle tracce dei bipedi tridattili), ed era dubbio persino che camminassero. L'intera questione può essere sintetizzata nel titolo del primo articolo di Bird: "Did Brontosaurus Ever Walk on Land?".  Le considerazioni più recenti sulla bipedia obbligata di Plateosaurus (Bonnan & Senter, 2007) rendono i vecchi dilemmi meno ingenui di quanto solitamente ritenuto...

AGGIORNAMENTO al post 01/06/10 & 17/01/2013

Confermo il coinvolgimento di Matternes, il quale realizzò (collaborando con il Dr. Nicholas Hotton) una serie di studi preparatori dei soggetti. La paternità dei modelli va invece fatta risalire a Norman Deaton (per approfondimenti: "Dinosours: Thoughts on Paleontology, Museums and Science Communication" 08/01/2013). Inoltre, credo sia stato realizzato un quarto diorama, con protagonisti i vertebrati marini del Tardo Cretaceo (purtroppo non ho trovato immagini, a meno che non sia stato trasferito --> immagine 1, 2).

"Jay H. Matternes and Norman N. Deaton began the preparation of four dioramas for exhibition on the balcony of the hall. With animal figures at a scale of one inch to a foot, these will depict land vertebrates of the Upper Triassic, Upper Jurassic, and Upper Cretaceous, and sea vertebrates of the Upper Cretaceous.

Artist Jay H. Matternes completed for the age of mannnals hall a third mural painting. It depicts terrestrial life during the Oligocene in North America. Specifications were prepared for the fourth mural, which will represent an animal assemblage of the Pliocene epoch." (1963 / fonte: Annual report for the year ended June 30)

Non è l'unica occasione in cui Matternes si occupò del Mesozoico, pur essendo principalmente noto per le ricostruzioni mammaliane e paleoantropologiche (un esempio recente)... Nel 1972, la National Geographic pubblicò un volume per ragazzi dedicato ai dinosauri, interamente illustrato da Matternes (esiste anche un'edizione italiana--> 1978 by GIUNTI MARZOCCO s.p.a. Firenze).

Vi si fa riferimento anche sul sito "Paleoartistry":
"However, his only published dinosaur illustrations as seen in a 1971 National Geographic book were full of bow-legged, tail-dragging pos Brontosaurus with camarasaur skull, volcanoes, Pteranodon and corythosaurs, etc.) and best left forgotten."

Il volume è ricco di ricostruzioni dall'aspetto molto moderno, pur includendo una raffigurazione con sauropodi anfibi dalla coda strisciante... Tornerò a parlarne in seguito. Per ora mi limito a pubblicarne una singola immagine di anteprima (in basso).

Thescelosaurus & Styracosaurus / Jay H. Matternes - "Dinosaurs" (1972) Anche qui abbiamo una versione "corazzata" di Thescelosaurus. La distribuzione delle placche (concentrate lungo il dorso e la coda) sembra confermare la loro probabile origine iconografica.
Tornando ai diorami, ho trovato curiosa la somiglianza tra il modello di tirannosauro di Matternes e quello esposto all'interno del Parco Natura Viva (scultura di cui esiste anche una versione in scala, dalle proporzioni leggermente diverse, vedi in basso). Lo ricordo piuttosto bene, avendo rappresentato il mio primo incontro con la paleontologia. Purtroppo non ne conosco la storia, nè gli autori... Probabilmente, non vi è un'influenza diretta.

Tyrannosaurus (sopra & sotto) - Autore sconosciuto (forse Luciano Menghi?)

Apro un'ultima parentesi, avendo inizialmente tirato in ballo William Berry... Esiste una cartolina del Dinosaur National Monument (istituto di cui Bill è stato collaboratore) con un suo probabile diorama, almeno a giudicare dallo stile.

? William Berry - Da notare la posizione sollevata della coda.
ggiungi didascalia
 BIBLIOGRAFIA


Bonnan, M. and Senter, P. (2007). "Were the basal sauropodomorph dinosaurs Plateosaurus and Massospondylus habitual quadrupeds?" Pp. 139–155 in Barrett, P.M. and Batten, D.J. (Eds.): Evolution and Palaeobiology of Early Sauropodomorph Dinosaurs. Special Papers in Palaeontology 77:157–168 (link)

Lockley Martin (1994), "Sulle tracce dei dinosauri", Bollati Boringhieri (Saggi scientifici) (link)

Gilmore, Charles W. (1915). "Osteology of Thescelosaurus, an orthopodus dinosaur from the Lance Formation of Wyoming". Proceedings of the U.S. National Museum 49 (2127): 591–616

Butler, Richard J.; and Galton, Peter M. (2008). "The 'dermal armour' of the ornithopod dinosaur Hypsilophodon from the Wealden (Early Cretaceous: Barremian) of the Isle of Wight: a reappraisal". Cretaceous Research 29 (4): 636–642.  

Jakson Kathryn / illustrazioni di Matternes J. H. (1972), "National Geographic DINOSAURI", Giunti Marzocco (edizione del 1978)


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