sabato 17 agosto 2013

Che cos'è la Geomitologia?

La geomitologia vi è già stata introdotta in un precedente post (13/04/2012 Fossili e Miti). Per approfondirne la storia e le finalità, vi suggerisco la lettura di questo nuovo articolo di Leonardo Ambasciano: "Che cos'è la geomitologia? Breve storia bibliografica di una disciplina al femminile" (aggiornamento 28/08/12 "Myth and Geology")

Wayne Barlowe (1996) - Ispirandosi ad un'ipotesi della folklorista Adrienne Mayor, Barlowe raffigura un grifone dalle fattezze di un dinosauro ceratopso. Le "origini" del grifone restano da chiarire,  a prescindere dall'ipotetica componente geomitologica.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Non riesco mai a commentare i post di Luca Ambasciano

Resto sempre molto scettico sulle tesi della Mayor, ovvero da un assunto di massima condivisibile e sensato (gli antichi raccoglievano-trovavano ed interpretavano fossili), si passa a delle conclusioni meno scientifiche (il protoceratops come grifone).

Su "Il Re veleno" mi taccio, perchè la mia pars destruens sarebbe totale, a tutti i livelli, incluso quello metodologico.

Anonimo ha detto...

Leonardo, Leonardo Ambasciano!

Anonimo ha detto...

P.S. Non mi ero firmato.
Valerio P.

Fabio Manucci ha detto...

Ciao Valerio

La geomitologia dimostra la sua solidità teorica analizzando i casi della storia "recente" (per quel che riguarda i grandi vertebrati, si pensi alle ossa fossili conservate come reliquie di giganti e draghi, all'interno di monasteri o antiche collezioni naturalistiche, o a certi siti ad impronte fossili, in cui le tracce vengono attribuite a creature del foklore). Con le civiltà antiche è lecito attendersi un diverso livello di interpretazione, più speculativo. Anche io trovo poco ragionevole l'idea di sovrapporre _Protoceratops_ e grifoni, ma a quanto ho capito non corrisponde all'esatto intento della Mayor. Il taxon fossile è basato su una serie di esemplari catalogati e descritti, mentre nella figura del grifone confluiscono cinque millenni di immaginario (con tutte le sue varietà più disparate, non sempre correlate -inclusa l'illustrazione di Barlowe). Ho consultato il capitolo dedicato al grifone, in "The First Fossil Hunters". La Mayor suggerisce un legame tra alcune antiche descrizioni o rappresentazioni del grifone e le somiglianze generali di questa chimera (metà uccello, metà mammifero) con i ceratopsi basali (menziona _Protoceratops_ e _Psittacosaurus_, come "immagine di ricerca"), dei quali si rinvengono abbondanti resti fossili in Mongolia, in territori plausibilmente frequentati da alcuni antichi popoli (es. gli Sciti). Nel libro viene trattata principalmente la varietà scitica/greca/romana, legata agli stessi territori (nell'Asia centrale) in cui sono comuni i fossili di ceratopsi (oltre ai giacimenti auriferi es. nella regione dei Monti Altai). A giudizio della Mayor, veniva descritto alla stregua di un animale esotico, impegnato nella caccia, nella difesa della prole e dell'oro; non figura al fianco di mostri e divinità.

"All the descriptions between 700 B.C. and A.D. 400 pointed to a specific homeland for griffins: the desolate wastes of Central Asia, where nomads called Scythians (now known as Saka-Scythians) had prospected for gold in antiquity. (...) Sometime in the seventh century B.C., Greeks first made contact with Scythian nomads. Along with gold and other exotic goods from the east came folklore about the remote land and its inhabitants. One such tale, about gold-guarding griffins, first appeared in writing in an epic poem about Scythia by a traveler named Aristeas, a Greek from an island in the Sea of Marmora (southwest of the Black Sea). Aristeas visited the easternmost tribe of Scythian nomads, the Issedonians, at the base of the Altai Mountains in about 675 B.C. These people told him about the vast wilderness beyond Issedonia, where gold was defended by fierce "griffins." Aristeas recorded that gold-seeking nomads on horseback battled griffins; the Issedonians described griffins as lion-size predators with strong, wickedly curved beaks like those of eagles.(etc. etc.)"

In rete, leggo che il grifone ha origini ancora più antiche, come raffigurazione (presentandosi in una notevole varietà di forme) Alcune sono meno "canoniche" (per il canone attuale): http://english.ahram.org.eg/Media/News/2013/3/18/2013-634992203456175618-617.jpg Altre si associano facilmente all'aspetto del grifone (testa aviana, corpo felino) http://it.wikipedia.org/wiki/File:Knossos_fresco_in_throne_palace.JPG). La Mayor non si dedica ai "grifoni" mesopotamici, egiziani, minoici etc. E viene reso chiaro anche nel testo:
"The following pages piece together the puzzle of the Scythian griffin."

Fabio Manucci ha detto...

Ignorando l'iconografia paleontologica a cui siamo abituati (inclusi gli scheletri montati nei musei), e limitandosi all'osservazione dei fossili è facile vedere delle somiglianze tra ceratopsi simil-Protoceratops e grifoni. La presenza di un "collare" è facile da intuire solo di fronte ad un cranio conservato integro, crescendo tra ricostruzioni paleoartistiche. Non è difficile immaginare che un frammento di collare si trasformi, attraverso le narrazioni orali, in un'ala o in un corno. E' più complesso descrivere l'aspetto generale di un ceratopso, limitandosi agli animali di uno zoo; sembra una creatura composita:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Protoceratops_skeleton.JPG

http://scienceblogs.com/tetrapodzoology/wp-content/blogs.dir/471/files/2012/04/i-06a0db856541c6c96286b781757f31c9-Protoceratops_hellenikorhinus_Lambert_et_al_2001.jpg

L'analisi è quindi del tutto ragionevole. E' ipotetica, non è mistica; nuove scoperte possono consolidare o escludere questa interpretazione. Il problema mi pare un altro. Se esistevano già, prima della tradizione scitica, chimere aviano-feline (per motivi simbolici o non) immagino risulterà difficile distinguere gli elementi di origine geomitologica, da quelli eriditati da altre iconografie. Sarei curioso di visionare qualche studio sulla storia iconografica del grifone, qualcosa si trova: http://books.google.it/books/about/The_Iconography_of_the_Griffin_in_Ancien.html?id=pAoQGwAACAAJ&redir_esc=y

Anonimo ha detto...

Personalmente ritengo il lavoro della Mayer su Mitridate (e le sue guerre) superficiale, sciatto, metodologicamente inadeguato e tendente al sensazionalismo.
Confrontato con un autore di storia classica bravo (es Canfora) sembra davvero un romanzetto.

Siccome la storia militare è la mia specializzazione accademica tendo a vedere la Mayer in questa, cattiva, luce, anche quando parla d'altro.

Ma la mia critica è rivolta a lei, non alla geomitologia.

Tornando al grifone, qui appunto direi che la sua affermazione, a mio avviso speculativa, si falsifica da sola.

Il grifone è un essere mitologico che esiste dall'età del bronzo, ed è stato inventanto (presumibilmente) nel mediterraneo orientale, specie greco (dove i ceratopsidi non abbondano), almeno un millennio prima dell'esistenza degli sciti e del grande nomadismo.

è un essere composito, la mitologia dell'età del bronzo (e forse anche immediatamente precedente) è molto ricca di figure composite di animali.
(mentre quelle composite uomo-animale sono ben più antiche)

Robert Graves (un autore che non amo e che è oggi decisamente screditato)vede nelle chimere tripartite una figura religiosa ispirata al calendario della "grande dea bianca" (paradigma che contribuì a creare, e che io trovo decisamente
speculativo, anche nella più scientifica versione di Giubutas).
Quindi le chimere rappresentano le stagioni del leone, della capra e del serpente (o di tre animali omologhi) e fungono da modello per tutte le altre creature mitologiche composite.

Cos'è un grifone? L'unione di un leone e di un'aquila.
Il grande felino è un attributo regale proprio anche di molte divinità femminili pre indeuropee (o paleo-indeuropee, ma rimane un simbolo di regalità maschile e virilità anche presso alcune popolazioni indoeuropee, significativamente presso gli Achei), mentre la seconda è legata a divinità celesti maschili (specie del mediterraneo orientale anatolico, come gli Ittiti) e alla regalità indoeuropea.
Quindi il grifone potrebbe formare una coppia divina/regale maschile-femminile, terrestre-celeste, indoeuropea-preindoeuropea, oppure unire due forme di svoranità (clan aquila-clan leone) regali indoeuropee.

Un simbolo di potere che, come ricorda anche Omero, era proprio del Wanax, il sovrano miceneo.

Oltre tutto questo spiegherebbe elegantemente anche le versioni non canoniche (ariete e toro sono simboli regali/divini alternativi al leone ed all'aquila).

Il brano che tu citi sugli sciiti è un esempio di scarsa esegesi delle fonti, non ci dobbiamo fidare di un greco per definire gli sciiti e i loro confini culturali (che infatti arrivavano a mala pena alle foci del Volga, archeologia docet, mentre oltre vi erano altri Saka, parola indo-iranica che definisce tutti gli ariani nomadi, ma grande era la confusione sotto il cielo tra le foci del Don e la Mongolia).

Insomma i soi sciiti mi sembrano tanto più simili al mito degli sciiti (nella letteratura greca da Erodoto in poi) come popolo selvaggio dell'est, fino ai confini del mondo, che ad un popolo reale.

Anche l'idea che i grifoni siano custodi di tesori è scarsamente rappresentata nella mitologia greco-romana (serpenti-draghi a più teste o a più occhi invece... come se piovesse...)

Tornando alla geomitologia, ebbene ossa fossili (specie di megafauna pleistocenica) abbondavano nei tempi antichi, come oggi, in molte zone.

Dobbiamo chiederci piuttosto se le creture mitologiche nacquero per spiegare quelle ossa, oppure se quelle ossa servirono a dimostrare l'esistenza di creature mitologiche (giganti, ciclopi, titanidi...) nati altrove ed in altro modo, oppure ancora questo processo fu biunivoco (come direi più probabile).
Ed è evidente, a chiunque abbia letto un mitografo greco (specie tardo) che questo procedimento, usare fenomeni geologici ed ossa fossili per spiegare-comprovare miti, era molto praticato.

Anzi, lo studio della mitologia può persino essere utile per capire dove scavare ad un paleontologo.

Valerio

Fabio Manucci ha detto...

Della Mayor ho letto i due volumi a sfondo geomitologico (considerato il legame tematico con i fossili), ma non "Il re Veleno". Leggendo l'analisi

della Mayor sono sorte anche a me alcune perplessità (unicamente logiche, non accademiche) verso l'ipotesi del grifone, come ho scritto nel

precedente commento. Tralasciando la fondatezza di quanto scrive sugli Sciti (non posso valutare la fondatezza di quanto riporta, dal punto di vista archeologico) e assumendo ipoteticamente che vi sia una componente geomitologica in una qualche antica variante di "grifone", resterebbe impossibile risalire ad una forma (iconografica e/o fossile) di riferimento. Se le chimere felino-rapace erano già diffuse, a livello iconografico, avrebbero potuto semplicemente "inglobare" un ipotetico grifone di stampo geomitologico. Le raffigurazioni/descrizioni del grifone presenti in "The First Fossil Hunters" non presentano caratteristiche che le rendano legate in modo univoco ai resti dei ceratopsi (ragionevolmente rinvenuti anche nel corso della storia), quindi possono essere spiegate in modo più semplice, come tradizionali "chimere". Da questo punto di vista, condivido le tue perplessità.

Fabio Manucci ha detto...

Mi incuriosisce maggiormente il vaso in cui è rappresentato quello che la Mayor interpreta come un grande cranio fossile: http://www.mfa.org/collections/object/mixing-bowl-column-krater-259823

"They agreed that the general size and shape of the skull was consistent with that of a large Tertiary mammal emerging from an outcropping.
But two nonmammalian features—the ring of bony plates around the eye socket and the mouthful of jagged teeth—also caught the paleontologists' attention. The numerous teeth and lack of molars reminded some of them of a reptile or toothed whale skull. Eocene whale skulls are exposed around the Mediterranean, and the skulls of the giant Miocene giraffids, including Samotherium and Helladotherium, have large, forward-projecting
teeth, which would be especially noticeable if the premaxilla were missing. Sclerotic eye rings are features of birds and dinosaur skulls, never mammals. Dinosaur remains are unlikely to have been observed around the Mediterranean, but the ancient Greeks were certainly familiar with the skulls of living birds. And they may have encountered fossil skulls of giant ostriches in Tertiary and Quaternary deposits across Anatolia and Greece."

Cito questo secondo caso (dei tanti segnalati dall'autrice) in quanto sono rimasto poco convinto dall'interpretazione fornita, assumendo comunque per vero il legame con una scoperta fossile. Nelle proporzioni e in alcuni particolarità anatomiche (es. per il citato "sclerotic ring", che non si ritrova solo nei dinosauri) la forma rappresentata può ricordare il cranio di un mosasauro o di un varano, o comunque di un rettile.

http://3.bp.blogspot.com/_t20nYP_aeuE/S_j6c0o9apI/AAAAAAAABnI/F9LeVfNKoK4/s320/plioplatecarpus+primaevus+skull+-+oxford+museum+of+natural+history.JPG

Se rappresenta una figura composita, la somiglianza con i grandi mammiferi fossili (es. Samotherium) rimarrebbe non immediata. Nel 2012 sono stati descritti i resti di un varanide miocenico, _Varanus amnhophilis_, dall'Isola di Samo. Non certo un animale gigantesco (se non rispetto ad altri squamati terricoli), ma comunque... Abbastanza recentemente sono stati descritti resti mosasauridi dalla Turchia (http://www.jstor.org/discover/10.2307/4524263?uid=3738296&uid=2&uid=4&sid=21102573641667) e da altre regioni che si affacciano sul Mediterraneo. Ipotizzando che la raffigurazione si ispiri ad un cranio fossile, non si può quindi restringere il campo ai mammiferi, per quanto comuni.

Anonimo ha detto...

In effetti ci avevo pensato anche io, quando avevo leggiuchiato Mayor tempo fa.
Proprio quell'immagine mi era sembrata "l'anti mammifero" per eccellenza.

Quel vaso potrebbe essere (e qui concordo, sostanzialmente, con la Mayor), almeno come ipotesi, una raffigurazione di un fossile, visto anche lo stile (proto) corinzio (e quindi naturalistico) e la, insolita, iconografia ad ossa a vista.

Però, a mio avviso, quell'artista rappresenta un mito, utilizzando (forse) un fossile come modello (naturalistico) per una creatura mitologica che era nota all'artista indipendentemente dal fossile.

Ovvero il mito di quel serpente era precedente, a mio avviso, al ritrovamento di quel fossile. Che in questo caso è usato come prova sensibile dell'esistenza di un mito ineffabile.

Quindi sottolinierei come i fossili (e, su Dorothy Vitaliano i fenomeni geologici in senso ampio, come quelli astronomici) possano essere fonti per creare miti (ma lo dicevano già i mitografi della tarda antichità), ma altrettanto frequentemente servono per confermare un mito preesistente e indipendente, che è, in questo caso, funzionale alla trama dell'epica del ciclo troiano.

(anche se l'attribuzione della scena ad un mito definito è incerta, ma del resto il vaso è pre-classico, e ci sono un sacco di miti straordinari, che si sono poi persi nelle fonti classiche, per esempio la più antica raffigurazione nota di Odisseo, sempre su un vaso, cavalca una tartaruga gigante, a sua volta forse, a maggior ragione, geomitologica, ma non ci sono state tramandate leggende di Odisseo e le tartarughe giganti...comunque prodenza, tartarughe giganti fossili si trovano nel Mediterraneo, però la tartaruga gigante è, dopo tutto, una tartaruga over size, e un animale gigante è, in ultima analisi, un animale noto in versione gigante, che può essurgere a mito in presenza o in assenza di prove).

Valerio

Anonimo ha detto...

Non ho letto il libro della Mayor, ma sono abbastanza contrario all'idea che i le creature mitologiche siano da ricollegarsi sempre a tentativi di rappresentare i fossili. Come diceva Massimo Izzi nel suo libro "i mostri e l'immaginario" tutte le creature fantastiche rappresentano concetti da sempre presenti nella mente umana, e i fenomeni naturali non hanno fatto altro che fornire un'immagine per tali concetti. Per quanto riguarda il grifone, io non ci trovo niente di così strano nel suo aspetto. E' "semplicemente" la fusione di due delle creature più rappresentative e simboliche per l'uomo. Leoni (o comunque grandi felini) e aquile/grandi rapaci sono stati venerati in tutte le culture che li hanno conosciuti, da sempre considerati i sovrani dei rispettivi ambienti (leone re della terra e degli animali, aquila regina degli uccelli e del cielo), il volerli fondere per creare una sorta di essere perfetto mi sembra abbastanza logico (creature del genere poi se ne trovano in molte culture, anche distanti dal protoceratops). Ovviamente non mi fraintendete, non voglio assolutamente banalizzare un discorso così affascinante e profondo liquidandolo con queste poche righe, ma secondo me l'origine del grifone così come del drago, del gigante e di tutti i loro affini dovrebbe essere affrontato dal punto di vista antropologico più che paleontologico.

Simone