domenica 2 settembre 2012

La linea dell'immaginario (5) - Muta intelligenza

Il 15 agosto si è spento Harry Harrison (1925-2012), un prolifico scrittore di fantascienza. Vanta di un notevole contributo al genere preistorico (in una sua forma ucronica), il "Ciclo degli Yilanè" (1984-1988 / sito ufficiale). La storia (raccontata in una trilogia) riflette l'immaginario emergente di quegli anni: il dinosauroide antropocentrico di Russell e Séguin (nel caso di Harrison, uno squamato mosasauroide) incontra, o meglio, non incontra il cataclisma K-Pg, e si dà all'ingegneria genetica. Harrison rivela biologia, usi e costumi (linguaggio incluso) delle sue creature, rendendo di maggiore fascino uno scenario altrimenti arido e artificiale, per quanto evolutivamente impossibile (il mondo è popolato anche da uomini e proboscidati, qui originari del Nord America). Ne approfitto per segnalare una splendida illustrazione di Wayne Barlowe, con soggetto la Yilanè (malgrado il discutibile titolo italiano, sono rettili antropomorfi al femminile), che tuttavia non rientra tra le immagini dei romanzi originali (illustrazioni interne di Bill Sanderson, copertine di Gino D'achille - per approfondimenti)

Wayne Barlowe, 1992 (da "The Ultimate Dinosaur" - vedi edizione italiana)
" - Insensate, miserabili creature mute! Voi non sapete niente della bellezza del parlare, della flessibilità del linguaggio, della gioia di chi è coerente. Voi nuotate, pescate, vi scaldate al sole e dormite. Potreste essere morte e non farebbe nessuna differenza. Io stessa, se fossi morta... - Era sveglia, ora. Del tutto sveglia e ben riposata, perchè il suo sonno era stato lungo. Lei non sapeva quanto lungo; sapeva soltanto che molti giorni erano trascorsi, e molte notti. Mentre le onde si allungavano in lenti ventagli di schiuma fino ai suoi piedi, Vaintè ripensò a ciò che era successo e cominciò a comprenderne una parte. Abbandonata, privata del mondo che conosceva, strappata alla sua città, alla sua autorità, al suo rango, lei era stata gettata su quella spiaggia per morire. (...) Lì non c'era niente per lei, non era neppure un posto degno di avere un nome. Quando lo aveva accettato come rifugio era malata. Ora stava bene. Non c'era ragione di restare lì, niente da ricordare, nessuna a cui parlare prima di separarsi. Senza neppure voltarsi a guardare la spiaggia avanzò nell'acqua bassa, si tuffò fra le onde e cominciò a nuotare verso Nord." (tratto dal terzo ed ultimo volume, "Scontro Finale", pubblicato nel 1988 - il titolo originale è "Return to Eden")

Ai futuri sognatori (scrittori provetti o meno), interessati al soggetto, segnalo un recente articolo di Andrea Cau (paleontologo dei vertebrati, nonchè autore di un romanzo fantascientifico), pubblicato nel contesto di un Carnavele scientifico dedicato al celebre progetto SETI ("Search for Extra-Terrestrial Intelligence"). Il provocatorio contributo di Andrea riformula il problema, spostando la ricerca di vita intelligente da un contesto astronomico ad uno geocronologico, essenzialmente terrestre. Un SETI alternativo ("Search for Extinct Terrestrial Intelligence"), alla ricerca di specie di ere lontane, come aliene, per la nostra quotidianità olocenica. Le Civiltà del Tempo Geologico sono ben note all'immaginario fantascientifico e/o orrorifico (per approfondire): si pensi ai mondi perduti di Howard Lovecraft (Dagon venne prima dell'Yilanè...). Malgrado gli sforzi creativi (non sempre originali) degli scrittori, lo sviluppo di un'intelligenza antropomorfa non sembra essere intrinseco delle Storie della Vita, a prescindere dai miliardi di anni a disposizione. Tra il serio e il faceto, Cau (1,2) e Darren Naish (riepilogo delle trattazioni a tema, su "Tetrapod Zoology") hanno dedicato una serie di post al dinosauroide, rivalutato criticamente. Anche volendo immaginarne l'esistenza, seguendo le leggi creative (prima che biologiche) della "Speculative Evolution", un rettile dalle fattezze umane si spingerebbe ben oltre la semplice convergenza evolutiva. Molti territori creativi scoperti scientificamente vanno ancora esplorati dagli scrittori del fantastico. Dunque, buona navigazione! Forse, lungo un infausto tragitto, incrocerete il sentiero di una qualche ignota, muta intelligenza...

Copertina del secondo volume, "Winter in Eden" (1986 / titolo della versione italiana: "Il nemico degli Yilanè"). La poderosa creatura visibile nell'illustrazione (di Gino d'Achille) viene definita "uruketo", ovvero una sorta di sottomarino OGM (un ittiosauro creato dagli ingegneri genetici Yilanè, dotato persino di un "locale" interno, adibito al trasporto di passeggeri e mercanzia). 

"Furono le sculture, comunque, a impressionarmi di più. Ben visibili, per la loro mole ciclopica, anche al di qua dell'abisso, formavano una sequenza di bassorilievi il cui tema avrebbe fatto l'invidia di un Doré. Credo che nelle intenzioni degli scultori le figure dovessero rappresentare uomini, o almeno una specie particolare di uomini, che tuttavia nuotavano come pesci nelle profondità di grotte sottomarine e pregavano davanti a un altare di pietra pure sommerso. Non oso descrivere oltre nei particolari i loro corpi, i loro volti, perchè il semplice ricordo mi fa star male. Grotteschi oltre l'immaginazione di un Poe o di un Bulwer-Lytton, nell'insieme erano maledettamente umani ma avevano mani e piedi palmati, labbra enormi e mollicce, occhi vitrei e sporgenti e altri tratti ancora più spiacevoli. Cosa alquanto strana, sembravano sproporzionati rispetto allo sfondo: una delle creature era rappresentata nell'atto di uccidere una balena che era poco più grande di lei. Fui colpito, come ho detto, dalle loro dimensioni e dall'aspetto grottesco, ma un attimo dopo decisi che doveva trattarsi semplicemente degli dei fantastici di una primitiva popolazione di pescatori o marinai; una popolazione, peraltro, i cui ultimi discendenti erano morti milioni di anni prima che nascesse l'antenato dell'uomo di Neanderthal o di Piltdown. Intimorito dalle prospettive che si aprivano su un passato inconcepibile anche per l'antropologo più fantasioso, continuai a rimuginare sotto la luna che gettava strani riflessi nel canale ai miei piedi. Poi, all'improvviso, lo vidi." (tratto da "Dagon", racconto breve di H. P. Lovecraft, luglio 1919)


1 commento:

Anonimo ha detto...

Noooo! Mi spiace tantissimo, i racconti degli Ylané erano bellissimi. Che tristezza :(

Simone