"Povero Piccolo Cacciatore" (1958)
"Poor Little Warrior!"
Di Brian W. AldissWilliam D. Berry (1960s) |
"Claude Ford sapeva esattamente cosa si provava a cacciare un brontosauro. Strisciavi incurante in mezzo all'erba sotto i salici, in mezzo ai piccoli fiori primitivi con i petali verdi e bruni come un piccolo campo da football, in mezzo al fango che assomigliava a una lozione di bellezza. Sbirciavi la creatura sdraiata in mezzo alle canne, il suo corpo grazioso come un calzino pieno di sabbia. Giaceva là, lasciando che la gravità coccolasse la sua peluria bagnata sulla palude, facendo scorrere le sue grosse narici grandi come l'imboccatura della tana di un coniglio, un piede sopra l'erba, descrivendo un ampio semicerchio, nella ronfante ricerca di altre canne carnose. Era bellissimo: qui l'orrore aveva raggiunto i suoi limiti, aveva percorso il cerchio completo, per poi infine scomparire su per il rigurgito del proprio sfintere. I suoi occhi luccicavano con la vivacità dell'alluce di un cadavere vecchio di una settimana, e il suo alito composito e il pelo nelle sue grezze cavità auricolari andavano raccomandati in maniera particolare a chiunque avrebbe altrimenti manifestato la propensione a parlare amorevolmente dell'opera di Madre Natura.
Ma mentre tu, piccolo mammifero con le dita opponibili e un fucile calibro 65 ad auto-caricamento, semi-automatico, a doppia canna, compudigitalizzato, col mirino telescopico, spietato e ad alto potenziale stretto nelle tue zampe per ogni altro verso indifese... sì, mentre sgusci sotto quegli antichissimi salici, ciò che primariamente ti attrae è la pelle della lucertola del tuono. Essa emana un odore che vibra profondamente come le note basse di un pianoforte. Fa assomigliare l'epidermide di un elefante a un foglio di carta igienica spiegazzato. È grigia come i mari dei vichinghi, di una profondità illusoria come le fondamenta di una cattedrale. Quale possibile contatto con le ossa avrebbe mai potuto placare la febbre di quelle carni? Sopra di essa corrono (puoi vederli da qui!), i piccoli pidocchi bruni che vivono in quei grigi muraglioni e in quei canyon, allegri come spettri, crudeli come granchi. Se uno di loro ti saltasse addosso molto probabilmente ti romperebbe la schiena. E quando uno di quei parassiti si ferma per drizzarsi sulle zampe sopra una delle vertebre del bronto, puoi vedere che trasporta a sua volta la propria messe di gaudenti parassiti, ognuno grosso quanto un'aragosta, poiché adesso sei vicino, oh, cosi vicino che riesci a sentir battere il primitivo organo cardiaco del mostro, mentre il ventricolo mantiene miracolosamente il tempo con l'orecchietta. Oramai non è più il tempo di ascoltare l'oracolo: sei al di là dello stadio dei presagi, adesso sei sulla strada dell'uccisione, la tua o la sua; per quest'oggi la superstizione ha avuto la sua giornata: d'ora in avanti soltanto questo tuo impaurito coraggio, questo vacillante conglomerato di muscoli intrappolato in modo non rintracciabile sotto il carapace della pelle resa lucida dal sudore, questo minuscolo stimolo sanguinario di trucidare il drago, risponderà a tutte le tue preghiere. Potresti sparare adesso. Aspetta soltanto che quella minuscola testa che erutta vapore si soffermi un'altra volta per inghiottire una badilata di giunchi di palude, e con un bang di una volgarità inesprimibile potrai mostrare a tutto l'indifferente mondo del giurassico che sta guardando dalla propria altezza l'estremità di quest'altra specie di verga sostituirsi brutalmente al sesso nella storia dell'evoluzione.
Tu sai perché hai esitato un attimo, nello stesso istante in cui fingi di non sapere perché l'hai fatto; quella vecchia coscienza da verme, lunga come un campo da baseball, come una tartaruga longeva, è in funzione; sguscia attraverso ogni senso, più mostruosa del serpente. Attraverso le passioni: dicendo, qui c'è un bersaglio facile, o Inglese! Attraverso l'intelligenza: bisbigliando che la noia, quell'aquilone-falco che non si sazia mai, si acquieterà di nuovo una volta compiuta l'impresa. Attraverso i nervi: sogghignando che, quando il flusso dell'adrenalina cessa di scorrere, comincia il vomito. Attraverso il maestro dietro alla retina: plausibilmente imponendoti la bellezza dello spettacolo. Risparmiaci quella povera vecchia parola scivolosa e sciatta,bellezza; madre santa, cos'è questo, un documentario turistico, e non ne siamo ancora usciti? «Adesso, appollaiati sul dorso di questa titanica creatura, vediamo una dozzina tonda tonda, e, gente, lasciatemi mettere l'accento su quel tonda, di uccelli dalle piume sgargianti, che esibiscono fra tutti i colori che potreste aspettarvi di trovare sulla incantevole e favolosa Copacabana Beach. Sono così tondi perché si nutrono dello sterco che cade dal tavolo del riccone. Osservate adesso questa incantevole inquadratura! Osservate la coda del bronto che si alza... Oh, incantevole, uih!, ecco finalmente un paio di mucchi di fieno che spuntano dalla sua estremità inferiore. Davvero uno spettacolo, gente, trasmesso direttamente da consumatore a consumatore. Adesso gli uccelli se lo stanno disputando. Ehi, voi, ce n'è abbastanza per la vostra tonda dozzina, e comunque, siete già abbastanza tondi per conto vostro... E adesso non c'è più niente da fare se non saltare di nuovo su quel vecchio, immenso deretano rugginoso, e aspettare il prossimo giro. E adesso mentre il sole affoga tra questi fetori nell'occidente giurassico, noi vi diciamo 'Ciao, ciao, godetevi quella dieta'... No, stai procrastinando, e questo è il lavoro di una vita. Ammazza la bestia e toglitela dalla tua angoscia. Prendi il tuo coraggio fra le mani, alzalo all'altezza della spalla e sbircia lungo il suo mirino. C'è una terribile detonazione; sei mezzo stordito. Scosso, ti guardi intorno. Il mostro mastica ancora, sollevato di aver fatto abbastanza vento col basso ventre da disabbonacciare il Vecchio Marinaio. Arrabbiato, oppure si tratta di una emozione più sottile? Adesso balzi fuori dai cespugli e lo affronti, e questa condizione allo scoperto è tipica delle strettezze in cui la stima che hai per te stesso e per gli altri ti caccia in continuazione. Stima? Oppure di nuovo qualcosa di più sottile? Perché dovresti essere confuso soltanto perché provieni da una civiltà confusa? Ma è un punto da affrontare più tardi, sempre che ci sia un più tardi, mentre quei due occhi da maiale sguazzante che sembrano trapassarti a una distanza di sputo sembrano pronti a ingaggiar battaglia. Fai che non avvenga soltanto con le mascelle, o mostro, ma anche con i tuoi giganteschi zoccoli e, se per te è conveniente, rotolando su di me come una montagna! Lascia che la morte sia una saga, sagace, come il fato di Beowulf.
A un quarto di miglia di distanza si ode il suono di una dozzina di ippopotami che schizzan fuori turbolenti in braghette da ginnastica dal fango ancestrale, e nell'istante successivo una enorme coda battente lunga come la domenica e grossa come un sabato notte ti passa, tagliando l'aria, sopra la testa. Ti abbassi, visto che devi abbassarti, ma la bestia non ti avrebbe ugualmente centrato poiché si dà il caso che il suo coordinamento non sia migliore di quanto sarebbe il tuo se dovessi cercare di colpire un tarsio, spettro con l'Empire State Building. Con questo, sembra convinto di aver fatto il proprio dovere. Si dimentica di te. Tu vorresti potertelo dimenticare altrettanto facilmente; questa era, dopo tutto, la ragione per la quale hai fatto tutta questa strada per arrivare fin qui. Lasciati tutto Alle Spalle, diceva il pieghevole dei viaggi nel tempo, il che per te significava lasciarti alle spalle Claude Ford, un marito futile tanto quanto il suo nome con una moglie terribile chiamata Maude. Maude e ClaudeFord. Che non potevano adattarsi a se stessi, l'uno all'altro, o al mondo nel quale erano nati. Era la migliore ragione, nel mondo com'è-fatto-al-presente, per tornare quaggiù e sparare ai giganteschi sauriani, se eravate abbastanza sciocchi da pensare che centocinquanta milioni di anni in un senso o nell'altro potessero fare un'oncia di differenza nel disordine di pensieri nel vortice cerebrale di un uomo.
Provi a fermare i tuoi sciocchi, sbavanti pensieri, ma essi non si sono mai realmente fermati sin dai giorni della coca-collaborazione degli anni del tuo sviluppo fisiologico; Dio, se l'adolescenza non esistesse, sarebbe inutile inventarla! Ti tonifica un po' fissare di nuovo l'enorme massa di questo tiranno vegetariano alla cui presenza ti sei lanciato con un desiderio di vita e di morte inestricabilmente mischiate, ti sei lanciato con tutta l'emozione di cui è capace l'orga(ni)smo umano. Stavolta il babau è vero, Claude, proprio come volevi che fosse, e stavolta lo devi davvero affrontare prima che si volti e sia lui ad affrontarti di nuovo. E così sollevi di nuovo il Vecchio Equalizzatore, aspettando fino a quando non ti riesce di distinguere il punto vulnerabile. Gli uccelli sgargianti ondeggiano, i pidocchi corrono via come cani, la palude geme, quando bronto si rotola su se stesso e insinua il suo piccolo cranio muovendolo come un serpente sotto l'acqua luccicante, verde come la bile, per cercare un po' di foraggio. Tu contempli questa scena; non hai mai avuto così tanta fifa in tutta la tua vita da fifone, e fai affidamento su questa catarsi per spremere definitivamente fuori dal tuo sistema l'ultima goccia di acida paura. Tutto va bene, continui a ripetere a te stesso, più e più volte, la tua educazione da un milione di dollari del ventesimo secolo che se ne va in nulla, va bene, va bene. E mentre lo dici per l'ennesima volta, quella testa assurda esce di nuovo fuori dall'acqua come un espresso mezzo affogato e guarda nella tua direzione. Divora con la bocca e con gli occhi nella tua direzione. Poiché, mentre le mascelle macinatorie con i loro grandi molari arrotondati simili a pali di cemento vanno su e giù come stantuffi, vedi l'acqua della palude scorrere fuori dalle labbra senza orli, dagli orli senza labbra, schizzandoti i piedi e bagnando il terreno. Canne e radici, steli e gambi, foglie e terriccio, tutti sono visibili a intermittenza in quelle fauci masticanti e, lottando, guizzando, scaraventati in mezzo a essi, pesciolini, minuscoli crostacei, rane, tutti destinati in quell'orrendo movimento delle mascelle piene a diventare un movimento dei visceri. E mentre quel glump-glump-glump ha luogo, sopra di esso quegli occhi resistenti alla melma ti scrutano di nuovo.
Ma mentre tu, piccolo mammifero con le dita opponibili e un fucile calibro 65 ad auto-caricamento, semi-automatico, a doppia canna, compudigitalizzato, col mirino telescopico, spietato e ad alto potenziale stretto nelle tue zampe per ogni altro verso indifese... sì, mentre sgusci sotto quegli antichissimi salici, ciò che primariamente ti attrae è la pelle della lucertola del tuono. Essa emana un odore che vibra profondamente come le note basse di un pianoforte. Fa assomigliare l'epidermide di un elefante a un foglio di carta igienica spiegazzato. È grigia come i mari dei vichinghi, di una profondità illusoria come le fondamenta di una cattedrale. Quale possibile contatto con le ossa avrebbe mai potuto placare la febbre di quelle carni? Sopra di essa corrono (puoi vederli da qui!), i piccoli pidocchi bruni che vivono in quei grigi muraglioni e in quei canyon, allegri come spettri, crudeli come granchi. Se uno di loro ti saltasse addosso molto probabilmente ti romperebbe la schiena. E quando uno di quei parassiti si ferma per drizzarsi sulle zampe sopra una delle vertebre del bronto, puoi vedere che trasporta a sua volta la propria messe di gaudenti parassiti, ognuno grosso quanto un'aragosta, poiché adesso sei vicino, oh, cosi vicino che riesci a sentir battere il primitivo organo cardiaco del mostro, mentre il ventricolo mantiene miracolosamente il tempo con l'orecchietta. Oramai non è più il tempo di ascoltare l'oracolo: sei al di là dello stadio dei presagi, adesso sei sulla strada dell'uccisione, la tua o la sua; per quest'oggi la superstizione ha avuto la sua giornata: d'ora in avanti soltanto questo tuo impaurito coraggio, questo vacillante conglomerato di muscoli intrappolato in modo non rintracciabile sotto il carapace della pelle resa lucida dal sudore, questo minuscolo stimolo sanguinario di trucidare il drago, risponderà a tutte le tue preghiere. Potresti sparare adesso. Aspetta soltanto che quella minuscola testa che erutta vapore si soffermi un'altra volta per inghiottire una badilata di giunchi di palude, e con un bang di una volgarità inesprimibile potrai mostrare a tutto l'indifferente mondo del giurassico che sta guardando dalla propria altezza l'estremità di quest'altra specie di verga sostituirsi brutalmente al sesso nella storia dell'evoluzione.
Tu sai perché hai esitato un attimo, nello stesso istante in cui fingi di non sapere perché l'hai fatto; quella vecchia coscienza da verme, lunga come un campo da baseball, come una tartaruga longeva, è in funzione; sguscia attraverso ogni senso, più mostruosa del serpente. Attraverso le passioni: dicendo, qui c'è un bersaglio facile, o Inglese! Attraverso l'intelligenza: bisbigliando che la noia, quell'aquilone-falco che non si sazia mai, si acquieterà di nuovo una volta compiuta l'impresa. Attraverso i nervi: sogghignando che, quando il flusso dell'adrenalina cessa di scorrere, comincia il vomito. Attraverso il maestro dietro alla retina: plausibilmente imponendoti la bellezza dello spettacolo. Risparmiaci quella povera vecchia parola scivolosa e sciatta,bellezza; madre santa, cos'è questo, un documentario turistico, e non ne siamo ancora usciti? «Adesso, appollaiati sul dorso di questa titanica creatura, vediamo una dozzina tonda tonda, e, gente, lasciatemi mettere l'accento su quel tonda, di uccelli dalle piume sgargianti, che esibiscono fra tutti i colori che potreste aspettarvi di trovare sulla incantevole e favolosa Copacabana Beach. Sono così tondi perché si nutrono dello sterco che cade dal tavolo del riccone. Osservate adesso questa incantevole inquadratura! Osservate la coda del bronto che si alza... Oh, incantevole, uih!, ecco finalmente un paio di mucchi di fieno che spuntano dalla sua estremità inferiore. Davvero uno spettacolo, gente, trasmesso direttamente da consumatore a consumatore. Adesso gli uccelli se lo stanno disputando. Ehi, voi, ce n'è abbastanza per la vostra tonda dozzina, e comunque, siete già abbastanza tondi per conto vostro... E adesso non c'è più niente da fare se non saltare di nuovo su quel vecchio, immenso deretano rugginoso, e aspettare il prossimo giro. E adesso mentre il sole affoga tra questi fetori nell'occidente giurassico, noi vi diciamo 'Ciao, ciao, godetevi quella dieta'... No, stai procrastinando, e questo è il lavoro di una vita. Ammazza la bestia e toglitela dalla tua angoscia. Prendi il tuo coraggio fra le mani, alzalo all'altezza della spalla e sbircia lungo il suo mirino. C'è una terribile detonazione; sei mezzo stordito. Scosso, ti guardi intorno. Il mostro mastica ancora, sollevato di aver fatto abbastanza vento col basso ventre da disabbonacciare il Vecchio Marinaio. Arrabbiato, oppure si tratta di una emozione più sottile? Adesso balzi fuori dai cespugli e lo affronti, e questa condizione allo scoperto è tipica delle strettezze in cui la stima che hai per te stesso e per gli altri ti caccia in continuazione. Stima? Oppure di nuovo qualcosa di più sottile? Perché dovresti essere confuso soltanto perché provieni da una civiltà confusa? Ma è un punto da affrontare più tardi, sempre che ci sia un più tardi, mentre quei due occhi da maiale sguazzante che sembrano trapassarti a una distanza di sputo sembrano pronti a ingaggiar battaglia. Fai che non avvenga soltanto con le mascelle, o mostro, ma anche con i tuoi giganteschi zoccoli e, se per te è conveniente, rotolando su di me come una montagna! Lascia che la morte sia una saga, sagace, come il fato di Beowulf.
A un quarto di miglia di distanza si ode il suono di una dozzina di ippopotami che schizzan fuori turbolenti in braghette da ginnastica dal fango ancestrale, e nell'istante successivo una enorme coda battente lunga come la domenica e grossa come un sabato notte ti passa, tagliando l'aria, sopra la testa. Ti abbassi, visto che devi abbassarti, ma la bestia non ti avrebbe ugualmente centrato poiché si dà il caso che il suo coordinamento non sia migliore di quanto sarebbe il tuo se dovessi cercare di colpire un tarsio, spettro con l'Empire State Building. Con questo, sembra convinto di aver fatto il proprio dovere. Si dimentica di te. Tu vorresti potertelo dimenticare altrettanto facilmente; questa era, dopo tutto, la ragione per la quale hai fatto tutta questa strada per arrivare fin qui. Lasciati tutto Alle Spalle, diceva il pieghevole dei viaggi nel tempo, il che per te significava lasciarti alle spalle Claude Ford, un marito futile tanto quanto il suo nome con una moglie terribile chiamata Maude. Maude e ClaudeFord. Che non potevano adattarsi a se stessi, l'uno all'altro, o al mondo nel quale erano nati. Era la migliore ragione, nel mondo com'è-fatto-al-presente, per tornare quaggiù e sparare ai giganteschi sauriani, se eravate abbastanza sciocchi da pensare che centocinquanta milioni di anni in un senso o nell'altro potessero fare un'oncia di differenza nel disordine di pensieri nel vortice cerebrale di un uomo.
Provi a fermare i tuoi sciocchi, sbavanti pensieri, ma essi non si sono mai realmente fermati sin dai giorni della coca-collaborazione degli anni del tuo sviluppo fisiologico; Dio, se l'adolescenza non esistesse, sarebbe inutile inventarla! Ti tonifica un po' fissare di nuovo l'enorme massa di questo tiranno vegetariano alla cui presenza ti sei lanciato con un desiderio di vita e di morte inestricabilmente mischiate, ti sei lanciato con tutta l'emozione di cui è capace l'orga(ni)smo umano. Stavolta il babau è vero, Claude, proprio come volevi che fosse, e stavolta lo devi davvero affrontare prima che si volti e sia lui ad affrontarti di nuovo. E così sollevi di nuovo il Vecchio Equalizzatore, aspettando fino a quando non ti riesce di distinguere il punto vulnerabile. Gli uccelli sgargianti ondeggiano, i pidocchi corrono via come cani, la palude geme, quando bronto si rotola su se stesso e insinua il suo piccolo cranio muovendolo come un serpente sotto l'acqua luccicante, verde come la bile, per cercare un po' di foraggio. Tu contempli questa scena; non hai mai avuto così tanta fifa in tutta la tua vita da fifone, e fai affidamento su questa catarsi per spremere definitivamente fuori dal tuo sistema l'ultima goccia di acida paura. Tutto va bene, continui a ripetere a te stesso, più e più volte, la tua educazione da un milione di dollari del ventesimo secolo che se ne va in nulla, va bene, va bene. E mentre lo dici per l'ennesima volta, quella testa assurda esce di nuovo fuori dall'acqua come un espresso mezzo affogato e guarda nella tua direzione. Divora con la bocca e con gli occhi nella tua direzione. Poiché, mentre le mascelle macinatorie con i loro grandi molari arrotondati simili a pali di cemento vanno su e giù come stantuffi, vedi l'acqua della palude scorrere fuori dalle labbra senza orli, dagli orli senza labbra, schizzandoti i piedi e bagnando il terreno. Canne e radici, steli e gambi, foglie e terriccio, tutti sono visibili a intermittenza in quelle fauci masticanti e, lottando, guizzando, scaraventati in mezzo a essi, pesciolini, minuscoli crostacei, rane, tutti destinati in quell'orrendo movimento delle mascelle piene a diventare un movimento dei visceri. E mentre quel glump-glump-glump ha luogo, sopra di esso quegli occhi resistenti alla melma ti scrutano di nuovo.
Queste bestie vivono fino a trecento anni, dice il pieghevole della Viaggi nel Tempo, ed è ovvio che quella bestia ha cercato di viverli tutti, poiché il suo sguardo è vecchio di secoli, dopo aver guazzato e diguazzato per decenni e decenni nella sua pesante ottusità fino a quando quella sua sciocca insulsaggine è diventata saggezza... Per te è come guardare in una inquietante pozza di nebbia; ti dà uno shock psichico, spari entrambe le canne contro il tuo stesso istinto. Bang-bang, e i proiettili dum-dum, grossi come frutti di papaya, partono. Quelle luci vecchie di secoli, fioche e sacre, si spengono senza alcuna indecisione. Quei porticati vengono chiusi fino al Giorno del Giudizio. Il tuo riflesso viene strappato via da essi e insanguinato per sempre. Sopra i loro pannelli devastati le membrane nittitanti scivolano lentamente verso l'alto, come lenzuola sporche che coprano un cadavere. La mascella continua a masticare lentamente, così come la testa scende lentamente. Lentamente una spremuta di freddo sangue di rettile scende giù come una colata di pasta dentifricia lungo il lato raggrinzito di una guancia. Tutto è lento, una strisciante lentezza del Secondario simile al gocciolare dell'acqua, e sai che se tu fossi stato incaricato della creazione avresti trovato qualche mezzo meno straziante del tempo per mettere in scena tutto questo. Non importa! Tracannate le vostre coppe, signori, Claude Ford ha ucciso una creatura innocua. Lunga vita a Claude il Glorioso.
Osservi senza fiato mentre la testa tocca il suolo, quel collo così lungo da apparire ridicolo tocca il suolo, le mascelle si chiudono per sempre. Osservi e aspetti che succeda qualcos'altro, ma non succede mai niente. Niente accadrà mai. Potresti startene là a guardare per centocinquanta milioni di anni, Sua Signoria Claude, e qui non accadrebbe più nulla, mai più. Gradualmente la poderosa carcassa d grazioso come un calzino pieno mente dai predatori, affonderebbe in profondità nella melma, trasportata ancora più in profondità dal proprio peso, poi l'acqua si alzerebbe, e il Mare, Antico Conquistatore, arriverebbe con l'aria tranquilla di un baro che ha distribuito ai gonzi le carte peggiori. Il limo e i sedimenti filtrerebbero giù su quella poderosa tomba, una pioggia lenta con molti secoli a disposizione per cadere. Il letto del vecchio bronto potrà alzarsi e poi di nuovo abbassarsi forse una mezza dozzina di volte, abbastanza delicatamente da non disturbarlo, anche se a quest'ora le rocce sedimentarie si sarebbero formate spesse e imponenti intorno a lui. Alla fine, avvolto in una tomba più bella di quella che qualsiasi Rajah indiano possa avere mai vantato, le energie della Terra lo leverebbero in alto sulle proprie spalle fino a quando, sempre addormentato, bronto giacerebbe in una sporgenza delle Montagne Rocciose in alto sopra le acque del Pacifico. Ma poco di tutto questo conterebbe per te, Claude la Spada; una volta che la minuscola larva della vita è morta nel cranio della creatura, il resto non ti riguarda più.
Adesso non hai più emozioni. Sei soltanto un po' seccato. Ti aspettavi drammatiche sferzate contro il terreno, o urla tonanti; d'altro canto sei contento che la creatura non abbia dato l'impressione di soffrire. Sei come tutti gli uomini crudeli, sentimentale; sei come tutti gli uomini sentimentali, schizzinoso. Ti metti il fucile sotto il braccio e ti sposti sul lato del dinosauro che giace sul terreno asciutto, a contemplare la tua vittoria. Oltrepassi furtivo quegli zoccoli goffi, giri intorno al bianco settico della scogliera del ventre, al di là della lucida e provocatoria caverna della cloaca, per soffermarti infine sotto la distesa simile a una rampa della coda che conduce fino alla groppa. Adesso la tua delusione è tersa e ovvia come un biglietto da visita. Il gigante non è grande neppure la metà di quello che pensavi che fosse. Non è grande neppure la metà, per esempio, dell'immagine che hai di te stesso e di Maude nella tua mente. Povero piccolo cacciatore, la scienza non inventerà mai niente per farti assistere alla morte titanica che tanto brami nelle caverne contraterrene del tuo esorbitante ed esitante ego! Adesso non ti rimane altro da fare se non tornare sgattaiolando al tuo cronoscafo con la pancia piena di anticlimax. Guarda, gli uccelli stercorari hanno già capito come stanno veramente le cose; ad uno ad uno dispiegano le loro ali ingobbite e volano via sconsolati attraverso la palude verso altri ospiti. Sanno quando qualcosa di buono non c'è più, e non aspettano che gli avvoltoi li caccino via; lasciate ogni speranza o voi che dagli intestini traete nutrimento. Anche tu fai dietrofront e ti allontani. Ti allontani, ma indugi. Non ti rimane altro che tornare indietro, no, ma il 2181 D.C. non è soltanto la data di casa; è Maude. È Claude. È tutta quell'orrenda, disperata, interminabile faccenda di cercare di adattarsi a un ambiente ultracomplicato, di cercare di trasformare te stesso in una rotellina. Scappare da esso nelle grandiose Semplicità del Giurassico, per citare di nuovo il pieghevole, era soltanto una fuga parziale, adesso conclusa.
Osservi senza fiato mentre la testa tocca il suolo, quel collo così lungo da apparire ridicolo tocca il suolo, le mascelle si chiudono per sempre. Osservi e aspetti che succeda qualcos'altro, ma non succede mai niente. Niente accadrà mai. Potresti startene là a guardare per centocinquanta milioni di anni, Sua Signoria Claude, e qui non accadrebbe più nulla, mai più. Gradualmente la poderosa carcassa d grazioso come un calzino pieno mente dai predatori, affonderebbe in profondità nella melma, trasportata ancora più in profondità dal proprio peso, poi l'acqua si alzerebbe, e il Mare, Antico Conquistatore, arriverebbe con l'aria tranquilla di un baro che ha distribuito ai gonzi le carte peggiori. Il limo e i sedimenti filtrerebbero giù su quella poderosa tomba, una pioggia lenta con molti secoli a disposizione per cadere. Il letto del vecchio bronto potrà alzarsi e poi di nuovo abbassarsi forse una mezza dozzina di volte, abbastanza delicatamente da non disturbarlo, anche se a quest'ora le rocce sedimentarie si sarebbero formate spesse e imponenti intorno a lui. Alla fine, avvolto in una tomba più bella di quella che qualsiasi Rajah indiano possa avere mai vantato, le energie della Terra lo leverebbero in alto sulle proprie spalle fino a quando, sempre addormentato, bronto giacerebbe in una sporgenza delle Montagne Rocciose in alto sopra le acque del Pacifico. Ma poco di tutto questo conterebbe per te, Claude la Spada; una volta che la minuscola larva della vita è morta nel cranio della creatura, il resto non ti riguarda più.
Adesso non hai più emozioni. Sei soltanto un po' seccato. Ti aspettavi drammatiche sferzate contro il terreno, o urla tonanti; d'altro canto sei contento che la creatura non abbia dato l'impressione di soffrire. Sei come tutti gli uomini crudeli, sentimentale; sei come tutti gli uomini sentimentali, schizzinoso. Ti metti il fucile sotto il braccio e ti sposti sul lato del dinosauro che giace sul terreno asciutto, a contemplare la tua vittoria. Oltrepassi furtivo quegli zoccoli goffi, giri intorno al bianco settico della scogliera del ventre, al di là della lucida e provocatoria caverna della cloaca, per soffermarti infine sotto la distesa simile a una rampa della coda che conduce fino alla groppa. Adesso la tua delusione è tersa e ovvia come un biglietto da visita. Il gigante non è grande neppure la metà di quello che pensavi che fosse. Non è grande neppure la metà, per esempio, dell'immagine che hai di te stesso e di Maude nella tua mente. Povero piccolo cacciatore, la scienza non inventerà mai niente per farti assistere alla morte titanica che tanto brami nelle caverne contraterrene del tuo esorbitante ed esitante ego! Adesso non ti rimane altro da fare se non tornare sgattaiolando al tuo cronoscafo con la pancia piena di anticlimax. Guarda, gli uccelli stercorari hanno già capito come stanno veramente le cose; ad uno ad uno dispiegano le loro ali ingobbite e volano via sconsolati attraverso la palude verso altri ospiti. Sanno quando qualcosa di buono non c'è più, e non aspettano che gli avvoltoi li caccino via; lasciate ogni speranza o voi che dagli intestini traete nutrimento. Anche tu fai dietrofront e ti allontani. Ti allontani, ma indugi. Non ti rimane altro che tornare indietro, no, ma il 2181 D.C. non è soltanto la data di casa; è Maude. È Claude. È tutta quell'orrenda, disperata, interminabile faccenda di cercare di adattarsi a un ambiente ultracomplicato, di cercare di trasformare te stesso in una rotellina. Scappare da esso nelle grandiose Semplicità del Giurassico, per citare di nuovo il pieghevole, era soltanto una fuga parziale, adesso conclusa.
Così indugi, e mentre indugi, qualcosa ti atterra in pieno sulla schiena, facendoti cadere bocconi in quel fango così saporito. Lotti e urli mentre le chele di un'aragosta ti lacerano il collo e la gola. Cerchi di riafferrare il fucile ma non ci riesci. Così in preda all'agonia ti rotoli, e un istante dopo quella creatura simile ad un granchio si avventa bramosa contro il tuo petto. Cerchi di strappare via il suo guscio, ma la creatura ridacchia e ti becca le dita troncandotele. Hai dimenticato, quando hai ucciso il bronto, che i suoi parassiti l'avrebbero abbandonato, e che per un gamberetto come te sarebbero stati assai più pericolosi del loro ospite. Fai del tuo meglio, scalciando per almeno tre minuti. Alla fine di quel lasso di tempo c'è un intero branco di quelle creature sopra di te. Già ti stanno ripulendo amorevolmente la carcassa. Ti piacerà, lassù in cima alle Montagne Rocciose; non sentirai più niente."
PARASSITI per crononauti (mesozoici)
Diying Huang, Michael S. Engel, Chenyang Cai, Hao Wu, André Nel (2012). “Diverse transitional giant fleas from the Mesozoic era of China”. Nature, doi: 10.1038/nature10839.
Huang et al, 2012 |
Huang et al, 2012 |
Gao, Tai-ping; Shih, Chung-kun, Xu, Xing, Wang, Shuo, Ren, Dong (1 April 2012). "Mid-Mesozoic Flea-like Ectoparasites of Feathered or Haired Vertebrates". Current Biology 22 (8): 732–735. doi:10.1016/j.cub.2012.03.012.
Pseudopulex jurassicus Gao et al 2012 (Giurassico medio: Bathoniano-Calloviano, Jiulongshan Formation) |
Pseudopulex jurassicus |
Pseudopulex magnus Gao et al 2012 (Cretacico inferiore: Aptiano inferiore, Yixian Formation) |
Pseudopulex magnus |
Pseudopulex jurassicus Gao et al 2012 (Giurassico medio: Bathoniano-Calloviano, Jiulongshan Formation) |
Pseudopulex magnus Gao et al 2012 (Cretacico inferiore: Aptiano inferiore, Yixian Formation) |
Wolff, E., Salisbury, S., Horner, J., & Varricchio, D. (2009). Common Avian Infection Plagued the Tyrant Dinosaurs PLoS ONE, 4 (9) DOI: 10.1371/journal.pone.0007288 |
Saurophthirus longipes - (Cretaceo inferiore: Berriasiano , Zaza Formation) |
Strashila incredibilis (PIN 3084/60) Rasnitsyn, 1992 / immagine da: Grimaldi & Engel 2005 - (Giurassico superiore: Oxfordiano-Kimmeridgiano, Badin Formation) |
Allenamento base per Crononauti: analisi in senso spazio-temporale, e filogenetico
"Il cacciatore di fossili non sa mai quale possa essere il suo bottino, forse nulla, forse un essere mai visto prima da occhio umano. Egli deve possedere abilità, conoscenze e un certo grado di coraggio; otterrà così dei risultati che sono tanto più importanti, valevoli e duraturi di quelli raggiunti in un qualsiasi altro sport. Il cacciatore di fossili non uccide, resuscita. E il risultato di questo sport è quello di accrescere il piacere umano e i tesori della conoscenza." (George Gaylord Simpson)
Visible Paleo-Earth (VPE)
Il Cespuglio dell'Evoluzione
Sitografia
* "History of Geology" 14/12/2010 "What Bugged the Dinosaurs?"
* "Dinosaur Tracking" 20/03/2011 "Tapeworms, Trematodes and Other Dinosaur Pests"
12/04/2011 "The Deep History of Dinosaur Lice"
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