sabato 29 dicembre 2012

Creando Terre di Mezzo

Un post per il Bertoz (ogni riferimento a persone, cose o "folkettari" esistenti non è puramente casuale).

Approfitto della concomitanza con il nuovo film di Peter Jackson, "Lo Hobbit" (ispirato al romanzo di Tolkien), per dedicarmi a quella "terra di mezzo" situata tra immaginario "fantasy" ed immaginario preistorico.   In che modo è ammessa una sovrapposizione tra i due mondi? *

San Giorgio e lo Pterodattilo, in una tavola (1868/1873) di Benjamin W. Hakwkins. A livello popolare, draghi e rettili preistorici finivano spesso per sovrapporsi nell'immaginario del tardo Ottocento (ma il fenomeno prosegue oltre, si pensi al moderno creazionismo). --> per approfondimenti: O'Connor, 2012

La questione emerge anche tra gli scritti dello stesso Tolkien. Nei primi anni del Novecento, il tema "preistorico" acquista maggiore popolarità e, in questo contesto, si diffondono alcune tra le prime guide divulgative dedicate alla Storia della Vita. Alcuni di questi volumi sono riccamente illustrati (es. "Nebula to Man", del 1905 - include numerose tavole di Alice Woodward, Joseph Smith e Charles Whymper); un numero crescente di illustratori cominciava a familiarizzare con i soggetti paleontologici. Tra i giovani lettori di quei libri, vi era anche Tolkien:

"I was introduced to zoology and palaeontology (“for children’') quite as early as to Faerie. I saw pictures of living beasts and of true (so I was told) prehistoric animals. I liked the “prehistoric” animals best: they had at least lived long ago, and hypothesis (based on somewhat slender evidence) cannot avoid a gleam of fantasy. But I did not like being told that these creatures were “dragons.” I can still re-feel the irritation that I felt in childhood at assertions of instructive relatives (or their gift-books) such as these: “snowflakes are fairy jewels,” or “are more beautiful than fairy jewels”; “the marvels of the ocean depths are more wonderful than fairyland.” Children expect the differences they feel but cannot analyse to be explained by their elders, or at least recognized, not to be ignored or denied. I was keenly alive to the beauty of “Real things,” but it seemed to me quibbling to confuse this with the wonder of “Other things.” I was eager to study Nature, actually more eager than I was to read most fairy- stories; but I did not want to be quibbled into Science and cheated out of Faerie by people who seemed to assume that by some kind of original sin I should prefer fairy-tales, but according to some kind of new religion I ought to be induced to like science. Nature is no doubt a life-study, or a study for eternity (for those so gifted); but there is a part of man which is not “Nature,” and which therefore is not obliged to study it, and is, in fact, wholly unsatisfied by it." (J. R. R. Tolkien, "On Faerie Stories", 1939)

Il mondo naturale e quello del fantastico affascinano lo scrittore, ma in modo diverso. Entrambi hanno elementi propri, non sovrapponibili. Con questo non si vuole escludere una qualche forma di realismo dal fantastico. Il creatore della Terra-di-Mezzo si era impegnato nel definire i più piccoli dettagli del suo universo alternativo, arrivando persino ad inventarsi (in qualità di esperto linguista e glottoteta) i linguaggi dei popoli da lui descritti. Come sottolineato da alcuni critici, la Terra-di-Mezzo può essere paragonata ad una sorta di fanta-Europa alternativa, intimamente connessa al vissuto del suo creatore. L'attenzione verso i dettagli sembra però sfumare nel caso degli animali immaginari, le cui descrizioni sono spesso molto generiche, forse volutamente. In una lettera del 1958, fu chiesto allo scrittore di precisare la natura della cavalcatura alata dei Nazgûl, azzardando un parallelo con i rettili volanti:

"Pterodactyl. Yes & no. I did not intend the steed of the Witch-King to be what is now called a 'pterodactyl', and often is drawn (with rather less shadowy evidence than lies behind many monsters of the new & fascinating semi-scientific mythology of the 'Prehistoric'). But obviously, it is pterodactylic and owes much to the new mythology, and it's description even provides a sort of way in which it could be a last survivor of older geological eras." ("The Letters of JRR Tolkien", lecter 211, 1958)

Alcuni tra i più imponenti ornitodiri alati (uccelli e pterosauri) ci sono noti solo attraverso resti frammentari (illustrazione: Gregory Paul)

Pteranodon (1905) - Alice Woodward (1862-1951)

domenica 23 dicembre 2012

Mialogo n. 2 (deriva nominale)

Emiliano: Ci stiamo avvicinando al Natale.
Troco: Bella roba.
Emiliano: Ma dai, certo che è bello. E’ una bella tradizione, non essere sempre polemico.
Troco: Ma come si fa? Pensa solamente a quella cosa fatta col muschio e le statuine...
Emiliano: Il presepe?
Troco: Esatto. Qui ti volevo.
Emiliano: Al presepe?
Troco: O presepio?
Emiliano: E’ uguale. Si può dire in entrambi i modi.
Troco: E proprio qui ti volevo.
Emiliano: Sui sinonimi?

venerdì 21 dicembre 2012

Alexis Rockman: saluti all'Antropocene

Tradizionalmente, i volumi dedicati alla storia della biosfera si interrompono con l'alba della civiltà o, se vi piacciono i neologismi di troppo, dell'Antropocene. Come se la classica distinzione preistoria-storia non fosse sufficiente ad isolare le età civilizzate, dal resto della scala temporale. Perché? Perché non ha senso, perché l'Olocene (un'epoca geologica microscopica, essenziale solo dal nostro punto di vista) continua, con o senza la Civiltà. Saluti all'Antropocene.


Alexis Rockman - Untitled, 2004, watercolor and ink on paper, 40 x 26 in.
Alexis Rockman - American Icons /East 82nd Street, 2007, oil on wood, 80 x 68 in.
Alexis Rockman - American Icons / Hollywood at Night, 2006, oil on wood, 64 x 96 in.
Alexis Rockman - American Icons / Disney World II, 2005, oil on wood, 44 x 56 in.
Alexis Rockman - American Icons / Mount Rushmore, 2005, oil on wood, 40 x 32 in.
Alexis Rockman - Future Evolution / Central Park, 1997-98, oil and acrylic on two wood panels, 48 x 80 in.  
Alexis Rockman - Future Evolution / Neozoic Era, 2000, oil, acrylic and digital print on wood, 40 x 60 in.
Alexis Rockman - Untitled, 2004, watercolor and ink on paper, 29 x 40 in.

domenica 9 dicembre 2012

Le meraviglie di "All Yesterdays" (J. Conway, M. Kosemen & D. Naish, 2012)



su Amazon.it

Il volume offre uno sguardo originale ed innovativo sulle immagini della paleoarte. Non credo sia necessario dilungarsi in una sua recensione. Semplicemente, vi invito a scoprirne il contenuto. Non fermatevi alle immagini visibili in rete.

? - C. M. Kosemen

mercoledì 5 dicembre 2012

Mialogo n. 1

Emiliano: Di cosa parliamo oggi?
Troco: Mh, di categorie direi.
Emiliano: Parliamo spesso di categorie ultimamente.
Troco: Sì, diciamo che è il martello che attualmente mi batte 
sull'incudine-cervello.
Emiliano: Eh?
Troco: Lascia stare. Dunque, le categorie.
Emiliano: Sì.
Troco: Le categorie sono la morte della libertà di pensiero e di azione: fondamentali per la partenza, poi però frenano costantemente per tutto il viaggio.
Emiliano: Forse ho capito. Ma non è che potresti essere più esaustivo?
Troco: No. Per oggi basta così.



sabato 24 novembre 2012

History of Geology: "Plant Paleoart Through the Ages" (David Bressan)

Un articolo dedicato alla storia dell'illustrazione paleobotanica, su "History of Geology"!


domenica 11 novembre 2012

Oscure orbite: _Sauroniops pachytholus_ Cau, Dalla Vecchia e Fabbri 2012


 Emiliano Troco (illustratore) & Andrea Cau  (paleontologo), 2011 
Ricostruzione ritraente Sauroniops e Spinosaurus 
MPM 2594 (sigla dell'esemplare olotipo di Sauroniops pachytholus

"MPM 2594" non ha un aspetto molto spettacolare, è solo un frammento isolato, di interpretazione poco immediata. Negli ultimi giorni ha acquistato sempre più popolarità, senza mai essere citato, conquistando le "vette" divulgative del Web (es. National GeographicDiscovery News). Il successo mediatico è in gran parte dovuto al nome scientifico del genere di appartenenza, Sauroniops, dedicato a Sauron, l'entità più oscura dell'immaginario de "Il Signore degli Anelli". I titoli degli articoli abbinano efficacemente due tra i più celebri mostri mediatici, Sauron ed il T-Rex (una versione popolare, scientificamente deforme e mutaforma, della specie Tyrannosaurus rex), in un cocktail memetico di sicuro impatto attrattivo. Ma Sauroniops non proviene dalla Terra di Mezzo... Risale al Mesozoico, l'era della "vita di mezzo", e viene ricondotto al Cenomaniano, una delle età più "oscure" ed enigmatiche del Cretaceo, di cui occupa una fase intermedia. Tutte queste terminologie (geo)cronologiche potrebbero confondere i lettori più inesperti. In breve, si può affermare che ad ogni intervallo di tempo corrisponde un insieme concreto di strati rocciosi,  originatisi in quel preciso periodo. Nel caso di Sauroniops, la questione è molto più complessa del solito. L'esemplare olotipico proviene dal Marocco sudorientale, ed è attribuito alle formazioni geologiche del cosidetto "Kem Kem", una delle più problematiche associazioni  fossili del Mesozoico, ancora oggi priva di un inquadramento stratigrafico ben delineato. Non è del tutto chiaro, ad esempio, in che modo variassero le faune dell'antico Kem Kem, ed entro quali precisi range temporali. Per quanto plausibile, la coesistenza, in uno stesso ecosistema, tra Sauroniops e Spinosaurus va ancora accertata. Ma la questione è ancora più intricata...

Le associazioni a vertebrati fossili cenomaniane-turoniane del Marocco sudorientale, su un fondale geocronologico di circa 8 milioni di anni, un lasso di tempo pari al "campo d'azione" della paleoantropologia. Il cosiddetto Kem Kem accorpa le formazioni Ifezouane e Aoufous (grafico da Cavin et al., 2009 / per approfondimenti online: Theropoda).  
L'esemplare MPM 2594 è stato scoperto, o meglio "riscoperto", tra gli scaffali di un museo, il (geo)sito originale del rinvenimento rimane ignoto. Un cittadino di Montevarchi ha segnalato e donato il reperto al museo paleontologico locale, dopo averlo acquistato a Taouz, da un commerciante di fossili. I frammenti d'osso di  dinosauro vengono venduti ai turisti per qualche migliaio di euro, ma la loro esportazione in Italia rimane illegale. E' possibile che MPM 2594 fosse parte di uno scheletro completo, diviso in souvenir, ma ormai è troppo tardi. Potete immaginare quanta simpatia nutrano i ricercatori nei confronti del commercio di simili reperti (anche ammettendo, come loro destinazione, la più prestigiosa collezione privata = non esistono). Matteo Fabbri, un giovane neolaureato in Scienze Geologiche (Firenze), riscopre il fossile e lo segnala a due dei più autorevoli paleontologi italiani, nell'ambito dei tetrapodi mesozoici: Fabio Marco Dalla Vecchia e Andrea Cau.

Il luogo del ritrovamento, il Museo Paleontologico di Montevarchi.
 Il sito web del museo:  "Vieni a scoprire i nostri fossili"

Grazie a questa semplice collaborazione, un potenziale fermacarta (non dei migliori) si trasforma in uno studio scientifico (a questo indirizzo, ma potete scaricare un articolo precedente, dal sito dell'Acta Paleontologia Polonica), con la conseguente (fortunata) popolarizzazione mediatica. Essendo amico dei tre autori, non posso che simpatizzare per l'insieme dei loro sforzi scientifici, tuttavia, per un non addetto, MPM 2594 rimane un sasso rossastro. Cosa lo rende così speciale? Per la maggior parte dei notiziari, sicuramente Sauron. Per giustificare l'articolo di questo blog, la ricostruzione "in vivo" eseguita da Emiliano Troco (non sempre ricordato dai notiziari) e Andrea Cau. Per un paleontologo o un anatomista specializzato, la sua morfologia atipica (rispetto alle ossa frontali di altri teropodi, inclusi gli altri generi del Kem Kem), sufficiente a motivare l'istituzione di un nuovo genere, Sauroniops. Andrea Cau ha alle spalle una discreta esperienza nello studio anatomico e filogenetico dei teropodi mesozoici e, come Fabio Dalla Vecchia, aveva già affrontato le difficoltà connesse all'interpretazione di reperti frammentari (insieme hanno descritto, nel 2011, il primo fossile di notosuco italiano, un semplice dente). Pur limitandosi ad un singolo frontale, esso risulta particolarmente ricco d'informazioni, ed un'analisi filogenetica, quantitativa, basata sulla distribuzione di 817 caratteri morfologici, ha permesso a Cau et al. di ipotizzare, con buona probabilità, l'attribuzione ad una nuova forma carcarodontosauride. Come potrete immaginare, resti così frammentari diventano facile preda di vignette umoristiche, e certo la storia della paleontologia non manca di sviste colossali (le quali, per fortuna, rappresentano solo una casistica da "guinness delle curiosità", anzichè la media).

MPM 2594 in vista dorsale (A), ventrale (B), laterale (C), anteriore (D), mediale (E) e posteriore (F); le parti in grigio indicano le regioni danneggiate.

"Materia oscura" di Sidney Harris.


Uno sketch dei Monty Python , tra  frammenti  mal interpretati e competizioni di stazza (di rilevanza mediatica, più che scientifica). Problemi su scala archeologica, millenaria.

Ottica deformata

Gideon Mantell (1790-1852) è celebre per aver confuso un artiglio per un corno, non viene ricordato per aver previsto (in modo deduttivo, non intuitivo) una netta sproporzione tra arti anteriori e posteriori in Iguanodon; le famose ricostruzioni "in vivo" del Crystal Palace sono basate sulle idee del suo contemporaneo Richard Owen, un anatomista, il quale trascurò l'ipotesi che potesse trattarsi di un bipede (facoltativo o meno), mal interpretando l'omero fossile. Secondo Owen, una divinità aveva progettato gli esseri viventi secondo un preciso piano universale, archetipico, predeterminato. La sua visione del passato preistorico era costellata da un insieme di singole creazioni divine; a suo giudizio, i rettili mesozoici erano gli ideali dominatori del loro mondo perduto, creature superiori, simili a mammiferi: "Nessuna lucertola vivente mostra differenze così significative nella struttura dei denti, nella forma delle vertebre, negli arti, come l'iguanodonte rispetto all'iguana". Anche l'aspetto del megalosauro (un grande teropode carnivoro) venne ripensato, e Owen ne propose una versione ben poco lacertiliana.


Una prima ricostruzione di Owen & Hawkins, pubblicata nel 1854. Delle parti scheletriche qui ritratte, solo il dentale (l'olotipo) viene ancora ricondotto alla specie Megalosaurus bucklandi.

Nel complesso, la nuova ricostruzione non differiva di molto da quella dell'iguanodonte (ridimensionato da 30.5 a 8.5 metri, sulla base di una comparizione con i mammiferi giganti), dalla quale si distingueva (al di là della natura carnivora) per un carattere del tutto inusuale: una gobba sul dorso. Mentre Owen pianificava la ricostruzione dei sauri del Crystal Palace, venne a conoscenza della scoperta di alcune bizzarre vertebre, contraddistinte da spine neurali molto sviluppate. L'anatomista le attribuì a Megalosaurus, ed ecco spiegata la strana gobba del modello "in vivo" (NdR: le vertebre costituiscono oggi l'olotipo di Becklespinax altispinax Olshevsky, 1991).


Il megalosauro del Crystal Palace (1853) e l'olotipo di Becklespinax altispinax (BMNH R1828), costituito da tre vertebre dorsali.
Ma erano i tempi delle prime scoperte, e Megalosaurus non è più un rettile senza storia evolutiva, pur rimanendo un genere fossile enigmatico... Per quel che riguarda Becklespinax, alcuni autori ne sostengono un'attribuzione carnosauriana. Ciò è avvalorato dalla recente scoperta di una bizzarra specie di carcarodontosauride, Concavenator corcovatus, dotato di una sorta di doppia "vela" (vedi "Velisti per caso e necessità") e potenzialmente prossimo o persino equivalente a Becklespinax. L'esemplare olotipico è rappresentato da uno scheletro articolato pressoché completo, con tanto di impronte tegumentarie (tubercoli lungo il ventre della coda, e  i metatarsi). Una creatura assolutamente bizzarra, inattesa.




Concavenator corcovatus Ortega, Escaso & Sanz, 2010

Torniamo dunque sui passi di Sauroniops, reduci di questa digressione storica. E'  vagamente possibile che Sauroniops appartesse ad un gruppo distinto di teropodi giganti, incredibilmente simili ai carcarodontosauridi nella regione ossea del frontale; in un primo momento, gli autori dello studio hanno preferito evitare l'istituzione di una specie, in vista di questa possibilità, poi rivelatasi molto meno probabile. E' anche possibile che le proporzioni generali di Sauroniops variassero in modo consistente da quelle di qualsiasi altro carcarodontosauride conosciuto ma, come ipotesi nulla (di partenza), rimane improbabile. MPM 2594 (attribuito ad un esemplare adulto, pienamente formato) supera per dimensioni il più grande frontale noto di Carcharodontosaurus saharicus, del 15-20%; inutile però azzardare stime dimensionali di comodo. L'analisi filogenetica proposta da Cau et al. 2012b ipotizza per Sauroniops una posizione relativamente basale nel cespuglio evolutivo dei carcarodontosauridi. I resti post-craniali di altre forme basali, quali Concavenator Acrocanthosaurus, evidenziano la presenza delle precedentemente citate "vele" o "gobbe" etc. (le virgolette sono d'obbligo, considerata l'ambiguità dei termini). E' possibile che anche Sauroniops ne fosse caratterizzato, rendendo il più celebre teropode del Kem Kem, Spinosaurus, meno singolare del previsto. Per ora, si possono fare solo congetture. La ricostruzione di Cau & Troco (2011) fa principalmente riferimento ad Acrocanthosaurus, trattandosi di un genere meglio conosciuto, abbastanza prossimo a Sauroniops. Deviantart comincia a popolarsi di ricostruzioni, più o meno direttamente basate sull'interpretazione "olotipica" di Cau & Troco (2011).


In alto, una ricostruzione cranica basata su Eddy & Clarke (2011) e l'opera di Troco & Cau (2011); in basso, un eterogeneo insieme di immagini devianti.
Tra i paleoillustratori sembrano esistere diverse forme di  "moderatismo": qualcuno è più conservativo in virtù dell'iconografia dominante (nel caso dei carcarodontosauridi, la forma-tipo potrebbe avvicinarsi ai generi più popolari, Giganotosaurus e Carcharodontosaurus), altri preferiscono un'interpretazione più filogeneticamente moderata (ammettendo la prossimità di Sauroniops a Concavenator e Acrocanthosaurus, è lecito immaginarlo con una qualche cresta dorsale di sorta). Le diverse "filosofie" risultano evidenti all'aumentare del margine speculativo che, nel caso dei generi fossili meglio conosciuti, riguarda principalmente l'interpretazione dei tessuti molli (es. morfologia e colorazione del tegumento esterno) o degli indicatori etologici e/o ecologici; perchè, ad esempio, nessuno degli artisti Deviant ha "conservato" il (proto)piumaggio dell'immagine originaria? Le componenti ideologiche, soggettive, tipiche di un periodo, sono sempre presenti. Forse non riguardano più gli archetipi del Creatore, ricercati da Owen, possono però riguardare, ad esempio, la scelta dei "tipi" di riferimento, ammettendo anche mescolanze con l'iconografia non naturalistica, di origine popolare o fantastica. Cau & Troco (2011) propongono uno scenario non dei più tradizionali (nel contesto dell'illustrazione paleontologica). La preda-tipo del mondo dei dinosauri paleoartistici coincide tradizionalmente con un qualche ornitischio o sauropode adulto, vittima della sua natura di vittima. In questo caso, ritroviamo invece un piccolo gruppo di spinosauri (raramente ritratti nella forma giovanile), in fuga da un adulto di Sauroniops.  Gli ecosistemi terrestri del Mesozoico vengono spesso deformati in base alle nostre aspettative da Animal Planet Channel, anche trascurando le evidenze paleontologiche disponibili, per quanto oscure e frammentarie. La paleoillustrazione "in vivo" è per sua natura un "deformatore ottico", ideologico, ma ciò non preclude la possibilità di essere originali e credibili, anche senza rievocare vecchie iconografie, o i loro fantasmi.

"Non c'è vita nel vuoto, solo morte"  (eng)

Per ogni altro approfondimento, rimando agli articoli originali e ai numerosi post di "Theropoda", blog gestito da uno degli autori dello studio.
12 luglio 2011 Megamatrix beta vers.1
12 luglio 2011 Size and Role
12 giugno 2012 MPM 2594 a raggi X
post dedicati a Sauroniops (a partire dal 28 ottobre 2012)


Cau A., Dalla Vecchia F.M., Fabbri, M., 2012a. Evidence of a new carcharodontosaurid from the Upper Cretaceous of Morocco. Acta Palaeontologica Polonica 57(3), 661– 665.

Cau A., Dalla Vecchia F.M., Fabbri, M., 2012b. A thick-skulled theropod (Dinosauria, Saurischia) from the Upper Cretaceous of Morocco with implications for carcharodontosaurid cranial evolution. Cretaceous Research doi:10.1016/j.cretres.2012.09.002.

Dietro una ricerca (o una birra)

giovedì 8 novembre 2012

Voli paleoartistici

aggiornamento 08/12/12 per l'acquisto
Matt Martyniuk (blog: DinoGoss) ha in progetto la pubblicazione di un volume sulle ornitofaune mesozoiche. Considerata la rilevanza paleoartistica (per varietà di forme, piumaggi e colori) degli uccelli giurassico-cretacici, auspico in un libro illustrato, capace di concorrere con le comuni guide (neo)ornitologiche. 

E' stata rinviata a luglio 2013 l'uscita di "Pterosaurs" (vedi 25/02/2012), ad opera di Mark Witton, guida dedicata ai più antichi volatili  della storia (distinti dagli uccelli e dai loro antenati dinosauriani).

Princeton University Press

venerdì 2 novembre 2012

Davide Bonadonna: ricostruire _Megaloceros_

Oggi vi propongo la "genesi" di un'illustrazione di Davide Bonadonna (eseguita sotto la supervisione di Simone Maganuco). Megaloceros è un soggetto particolarmente interessante, in quanto la sua ricostruzione può essere fondata,  oltre che sul materiale scheletrico, su una serie di antiche pitture rupestri. Le raffigurazioni preistoriche rafforzano l'ipotesi che Megaloceros fosse dotato di una vistosa gobba, dal manto scuro (per altri approfondimenti LAELAPS); il prezioso intervento del paleontologo Darren Naish ha permesso a Davide e Simone di completare la ricostruzione con quest'ultimo elemento. Un modello a grandezza naturale di Megaloceros, basato sulla scultura digitale eseguita da Davide, è parte del percorso espositivo di "Dinosauri in Carne e Ossa". Per i curiosi dell'arte preistorica, torno a segnalare il film di Werner Herzog, "Cave of Forgotten Dreams", precedentemente recensito (24/03/2012).

fonte








domenica 21 ottobre 2012

Tra storie iconografiche e progetti personali

Vorrei anticiparvi qualcosa di due importanti progetti personali: 

-  un articolo, di stampo accademico, inerente la ricostruzione biologica e la storia paleontologica ed iconografica di un genere fossile. In pratica, uno studio d'indirizzo "paleoartistico", rivolto anche all'illustratore. La ricerca nasce da una collaborazione con il paleontologo Simone Maganuco e l'illustratore Lukas Panzarin, e ha come soggetto Styracosaurus (a distanza di un secolo dalla sua descrizione, risalente al 1913), di cui verrà realizzata una ricostruzione scultorea, a grandezza naturale, nel contesto della mostra "Dinosauri in Carne e Ossa". Per ora, dovrete accontentarvi di questo spazio Tumblr, "Styracosauricon", a cui potrete contribuire voi stessi, segnalandomi immagini, di origine scientifica o non, ispirate a questo genere fossile.

Styracosauricon 

- un volume, ampiamente illustrato, dedicato ai dinosauri iconografici e alla storia della paleoillustrazione (in basso, ne è visibile qualche anteprima della stampa di prova, di circa 70 pagine). Anche in questo caso, l'abbondanza d'immagini è resa possibile da una collaborazione con "Dinosauri in Carne e Ossa" (a cui è ispirato il titolo attuale, "Dinosauri ricreati: storie tra scienza e arte") ed i suoi illustratori. Vi aggiornerò sui futuri sviluppi.


Il libro include una sezione dedicata alla storia della paleoarte che, per comodità di consultazione, ho suddiviso in cinque periodi, del tutto sperimentali, di cui andrà verificata la coerenza e la precisione. 

Storia della "paleoarte" biologica: un tentativo di sintesi

All'interno di "The Complete Dinosaur" (Farlow & Brett-Surman, 1997) viene proposta tentativamente una divisione in quattro periodi della storia della "dinosaurologia", volendo restringere il campo alla paleontologia dei dinosauri mesozoici. Per approfondimenti online, vi rimando ad un post di Leonardo Ambasciano, pubblicato su "Geomythologica" (18/07/2008).

Vorrei proporre (informalmente) una qualche periodizzazione anche per la "paleoarte" di ramo biologico. Nel caso dell'illustrazione paleontologica la cronologia è più ampia, e i soggetti sono estremamente vari, non solo dal punto di vista della biologia sistematica. Per ora, limitiamoci alle ricostruzioni biologiche dell'iconografia "occidentale", con soggetto i soli tetrapodi fossili.  La suddivisione scelta è forse ancora troppo "dinosaurocentrica", andrebbe rivista sicuramente. La parola "paleoarte" viene qui applicata, senza particolari pretese formalistiche, come sinonimo di "illustrazione e scultura paleontologica". (NdR: per il versante floristico, suggerisco l'articolo di David Bressan "Plant Paleoart Through the Ages")

Proto-paleoarte (circa 1793-1830)

La strana creatura di Johann Hermann (1800). Questa ricostruzione,  apparsa in una lettera a Cuvier, rappresenta un primo esempio di paleoarte “in vivo”. vedi post 06/11/2011 
L’illustrazione paleontologica pone le sue radici nella storia secolare dell’illustrazione anatomica e naturalistica. La paleontologia non esiste ancora, come scienza "autonoma". Viene gradualmente riconosciuta la natura (paleo) biologica dei fossili, la vastità del tempo geologico e la realtà dell’estinzione. Permane una visione biblica della preistoria, romanticamente legata a mostri, diluvi e catastrofi. L’illustrazione tecnico-descrittiva, rivolta ad un pubblico specializzato, domina l’iconografia di questo periodo. Viene inaugurata, in modo contenuto, la tradizione della paleoarte “in vivo” e dello “skeletal restoration” (scheletro con silhouette di tessuti molli). Le sale dei musei di storia naturale espongono, per la prima volta, resti e ricostruzioni scheletriche di mammut e megateri. 

Alcune tra le prime ricostruzioni biologiche. Dall’alto verso il basso, rispettivamente: il megaterio di Bru De Ramón (1793); una ricostruzione “in vivo” di mammut, eseguita da Roman Boltunov (1804); il mastodonte di Cuvier (1806--> fvedi "Big Bone Lick: The Credle of American Paleontology ").
Alcuni autori rilevanti: Juan Bautista Bru De Ramón (Spagna, 1740 -1799), Johann Hermann (Francia, 1738-1800), Georges Cuvier (Francia, 1769-1832), Charles Léopold Laurillard (Francia, 1783-1853), Samuel Thomas Soemmerring (Germania, 1755-1830). 

Periodo eroico (1830-1890)

Henry de la Beche (1830) - vedi post  09/02/2012
Il geologo Henry de la Beche realizza “Duria Antiquior”, una celebre illustrazione (visibile sopra) con soggetto l’antico ambiente e la sua biocenosi. Vi figurano i bizzarri rettili marini del Giurassico, scoperti tra le rocce del Dorset. La paleoarte ambientale si diffonde, anche a livello popolare e divulgativo. Vengono descritti, per la prima volta, resti di dinosauro. La frammentarietà dei fossili di iguanodonte o megalosauro rese problematica la loro interpretazione. Nel 1854, viene inaugurato il primo parco a tema, e si diffonde l'interesse popolare per la preistoria. Nel 1858, Charles Darwin pubblica “L’Origine delle Specie”, ma il riconoscimento di un processo evolutivo, per selezione naturale, avverrà solo gradualmente. Intanto, negli Stati Uniti, abbiamo la stagione d’oro della caccia ai fossili, con la scoperta di ricchi giacimenti a dinosauri.

George Scharf (1835) - vedi post  03/02/2012 

Tra gli autori più rilevanti: Henry de la Beche (Inghilterra, 1796-1855), Georg August Goldfuss (Germania, 1782-1848), Gideon Mantell (Inghilterra, 1790-1852), George Johann Scharf (Inghilterra, 1788–1860), John Martin (Inghilterra, 1779-1854), Edward Newman (Inghilterra, 1801-1876), Benjamin Waterhouse Hawkins (Inghilterra, 1807-1894), Jan Nieszkowski (Polonia, 1833-1866), Joseph Kuwasseg (Austria, 1799-1859), Édouard Riou (Francia, 1833-1900), Ferdinand von Hochstetter (Germania, 1829-1884), Archibald M. Willard (Stati Uniti, 1836-1918), Edward Drinker Cope (Stati Uniti, 1840-1897).

Periodo classico (1890-circa 1930)

Smilodon populator, di Charles Knight (1905)
La Storia della Vita è ormai familiare a molti illustratori naturalistici, ed alcuni vi si specializzano. Tra questi, Charles Knight è uno tra i più abili, per la sua resa naturalistica e credibile di dinosauri e mammiferi fossili. Knight collabora con l’autorevole paleontologo Henry Fairfield Osborn (1857-1935). Il loro contributo alla divulgazione e alla musealizzazione della paleontologia fu immenso. Il decennio 1900-1910 può essere considerato, secondo alcuni autori  (Debus & Debus, 2002), un periodo di importante riformazione. La preistoria è ora al centro di molti trattati specialistici o popolari, riccamente illustrati. Dinosauri e cavernicoli, già diffusi nella letteratura popolare, approdano al cinema, e tra le vignette.

Tra gli autori più rilevanti: Joseph Smit (Paesi Bassi, 1836-1929), Alice B. Woodward (Inghilterra, 1862-1951), Charles Robert Knight (Stati Uniti, 1874-1953), James Carter Beard (Stati Uniti, 1837-1913), Frank Bond (Stati Uniti, 1878-1944), Robert Bruce Horsfall (Stati Uniti, 1869-1948), Harry Govier Seeley (Inghilterra, 1839-1909), Charles Whymper (Inghilterra, 1853-1941), Lancelot Speed (Inghilterra, 1860-1931), Erwin S. Christman (Stati Uniti, 1885-1921), Richard Swann Lull (Stati Uniti, 1867-1957), Joseph Franz Pallenberg (Germania, 1882-1946), Oliver Perry Hay (Stati Uniti, 1846-1930), Charles Whitney Gilmore (Stati Uniti, 1874-1945), Othenio Abel (Austria, 1875-1946), Gerhard Heilmann (Danimarca, 1859-1946), Heinrich Harder (Germania, 1858-1935), Vernon Edwards (Inghilterra, ?), Amédée Forestier (Inghilterra, 1854-1930)

Periodo moderno (circa 1930-1969)

Una delle più popolari immagini della paleoarte, “March of Progress”, di R. Zallinger (1965). Malgrado l’immediatezza, la sua (uni)linearità viene considerata erronea.
I progressi della biologia e della paleontologia confluiscono nella teoria neodarwiniana. L'evoluzione dei sinapsidi (paleozoici, mesozoici e cenozoici) è al centro di vivaci dibattiti, nella paleontologia dei vertebrati, e vengono compiuti importanti progessi nel settore paleoantropologico. In questo contesto, crescono alcuni dei più autorevoli e prolifici paleoillustratori della Storia, quali Zdeněk Burian, Rudolph Zallinger (nel 1949, vince il Premio Pulitzer per la pittura) e Jay Matternes.

Tra gli autori più rilevanti: James Edward Allen (Stati Uniti, 1911-1971), Loris Shano Russell (Stati Uniti, 1904-1998), Gerhard Ernest Untermann (Germania/USA, 1864-1956), Zdeněk M. F. Burian (Repubblica Ceca, 1905-1981), Charles Mortram Sternberg (Stati Uniti/Canada, 1885-1981), Manfred Reichel (Svizzera, 1896-1984), Mathurin Méheut (Francia, 1882-1958), Rudolf Freund (Stati Uniti,1915-1969), Rudolph Franz Zallinger (Stati Uniti, 1919-1995) , Maurice Charles John Wilson (Inghilterra, 1914-1987), Neave Parker (Inghilterra, 1910-1961), Margaret Matthew Colbert (Stati Uniti, 1911-), Louis Paul Jonas (Stati Uniti, 1894-1971), Jay H. Matternes (Stati Uniti, 1933-), William D. Berry (Stati Uniti, 1926-1979), Arthur George Hayward (Inghilterra, ?).

Rinascimento (1969-)

Waptia fieldensis. La ricostruzione 3d è opera di “Obsidian Soul” (utente di Wikipedia). Anche le faune cambriane hanno riservato molte sorprese, nel corso degli ultimi decenni...
Il cosidetto “Rinascimento dei dinosauri” (Dinosaur Renaissance) coincide temporalmente con un periodo di rinnovato interesse per i rettili mesozoici, ma non solo... Negli stessi anni, vengono compiute importanti scoperte in campo paleoantropologico ed evoluzionistico (si pensi, ad esempio, alla celebre revisione delle specie di Burgess). La figura del paleoartista nasce, o viene "consacrata", nei tardi anni ‘80, in un periodo di "dinomania" popolare. In un panorama dominato da dinosauri, d’ispirazione bakkeriana, sopravvive una minoranza specializzata nella paleoillustrazione mammalogica e/o antropologica (es. Jay Matternes, Mauricio Antón, Carl Buell, Kennis & Kennis, John Gurche). Infine, va ricordata la nuova frontiera della grafica 3d che, al di là della documentaristica, offre possibilità prima inimmaginabili. 

Vi sarebbero molti più nomi da ricordare, mi sono limitato ad alcuni tra i più celebri, specializzati frequentemente nella ricostruzione "in vivo" dei dinosauri: Robert T. Bakker (Stati Uniti, 1945-), Giovanni Caselli (Italia, 1939-), Eleanor M. Kish (Canada, 1924-), Gregory Scott Paul (Stati Uniti, 1959-), Stephen A. Czerkas (Stati Uniti, 1951-), William Stout (Stati Uniti, 1949-), Mark Hallett (Stati Uniti, 1947-), Douglas Henderson (Stati Uniti, 1949-), John Gurche (Stati Uniti, 1951-), John T. Sibbick (Inghilterra, 1949-), Peter Trusler (Australia, 1954-), Daniel Wade Varner (Stati Uniti, 1949-2012), Luis V. Rey (Spagna/Messico, 1955-), Carl Buell (Stati Uniti, 1946-), Mauricio Antón Ortuzar (Spagna, 1961-), Michael William Skrepnick (Canada, ?), Raul Martin (Spagna, 1964-), Adrie & Alfons Kennis (Olanda,?), Takashi Oda (Giappone, 1969-), Julius Thomas Csotonyi (Canada, 1973-), John Conway (Inghilterra, 1981), Frederik Spindler (Germania, 1983-), Andrey Atuchin (Russia, 1980-)

Note e riferimenti bibliografici:
Il tema della prima paleoarte è stato trattato recentemente da David Bressan, in un articolo (Early Paleoart) di "History of Geology". Questo soggetto (a cui avevo dedicato un altro post) può essere approfondito ulteriormente, vi sono numerosi volumi dedicati all'alba della paleontologia e dell'illustrazione paleontologica: "Scenes from Deep Time: Early Pictorial Representations of the Prehistoric World" (Martin J. S. Rudwick, 1995), "A History of Paleontology Illustration" (Jane P. Davidson, 2008), "Paleoimagery: The Evolution of Dinosaurs in Art" (Allen & Diane Debus, 2002); in italiano, "Cacciatori di Dinosauri: l'acerrima rivalità scientifica che portò alla scoperta del mondo preistorico" (Deborah Cadbury, 2002). Tra le pagine web va segnalato, in particolare, "Paleoartistry", un portale focalizzato sulla storia iconografica dei rettili mesozoici, con alcune utili suddivisioni temporali. 

martedì 16 ottobre 2012

History of Geology: le prime ricostruzioni di tetrapodi fossili

Vi segnalo un articolo di David Bressan (History of Geology), dedicato alle origini delle "ricostruzioni (visive) paleontologiche", almeno per quanto concerne i tetrapodi fossili.  15/10/12 Early Paleoart: Of Prehistoric Monsters and Men

“unicornum verum” (1749)